Nadia Verdile è una giornalista de “Il Mattino”. Una giornalista minacciata, che da anni si occupa della Reggia di Carditello, a San Tammaro, in provincia di Caserta.
Le minacce avrebbero dovuto fermare l’azione di Nadia Verdile e dell’ex Ministro dei Beni Culturali, Massimo Bray, che da anni si battono per far rivivere l’ex residenza borbonica. Ma non è stato così. Nadia Verdile continua con coraggio a scrivere, raccontare, a difendere un luogo che fa parte del patrimonio culturale ed artistico della nostra nazione.
“Lasciate stare Carditello o siete morti”: le minacce sono un tentativo della camorra di evitare la nascita di una fondazione che gestisca la Reggia di Carditello, perché un presidio dello Stato in quel luogo sarebbe molto scomodo. L’ex residenza borbonica, infatti, si trova in un punto strategico (sulla strada che da San Tammaro porta a Casal di Principe), tra discariche ufficiali e abusive.
Ondanews ha incontrato Nadia Verdile, che ha parlato della sua esperienza lanciando un importante messaggio di fiducia nel futuro rivolto soprattutto ai giovani.
- Come cambia la vita di una giornalista che ha ricevuto delle minacce di morte?
Cambia la prospettiva e cambia il modo di guardare le cose. La domanda non è tanto “chi c’è dietro”, ma “perché?”. Ho raccontato e racconto la cronaca della Reggia di Carditello per “Il Mattino”, il giornale che ha fatto sua una battaglia di civiltà; mi sono occupata della storia di questo sito reale nel mio libro, ma le minacce, tre in sei mesi, sono il segno di un’insofferenza che non ha nulla a che vedere, secondo me, con la bellezza del monumento, la sua arte, la sua storia. Le minacce sono per quello che la Reggia potrebbe diventare. Riportare il silenzio, spegnere i riflettori. Sicuramente chi ha minacciato me e l’ex Ministro del Mibact, Massimo Bray, è un poveraccio. Solo i vigliacchi si nascondono dietro l’anonimato. Miseri, piccoli, vigliacchi.
- Qual è la reazione che ha avuto di fronte alle minacce?
Una reazione di rabbia. Chi minaccia è solo un miserabile che non vuole bene alla sua terra e quindi mi fa rabbia.
- Caserta, i colleghi giornalisti, tantissimi cittadini si sono stretti intorno a lei, in un atteggiamento quasi di “protezione”: quanto è stato importante per lei sentire questa stima profonda nei suoi confronti?
È stato importantissimo e li ringrazio tutti ancora. La condivisione è un dono prezioso. Nei momenti di tristezza avere accanto una moltitudine di persone che scende in piazza per dire che la propria terra non si tocca è uno spiraglio di speranza e di fiducia.
- Costituire una rete per sconfiggere la criminalità organizzata è possibile? Quanto è importante per la società nella quale viviamo la collaborazione tra cittadini, Istituzioni e Forze dell’Ordine?
Sono una sognatrice, ma non un’utopista. La rete è possibile, ma difficilissima da realizzare. Tempi e interessi non sempre convergono. Credo, invece, che sia indispensabile che ciascuno faccia la propria parte, che ciascuno dia il proprio contributo, partendo dalla presa di coscienza che fare il proprio dovere cambia il mondo. Se solo facessimo tutte e tutti il nostro dovere non ci sarebbe spazio per il malaffare, la criminalità e la pusillanimità. Non dimentichiamo che la malavita è una schifezza che esiste perché trova porte aperte in cui entrare. Ogni giorno lasciamo, da qualche parte, uno spiraglio aperto, talvolta un portone. La criminalità è solo il rovescio della nostra medaglia.
- Qual è oggi la condizione della Reggia di Carditello?
La Reggia di Carditello è in restauro. L’allora Ministro Massimo Bray, all’atto dell’acquisizione del Real Sito, stanziò tre milioni di euro per avviare i lavori di messa in sicurezza e restauro. Dovevano essere ultimati in questo mese di dicembre ma la ditta ha chiesto e ottenuto dal Rup, responsabile unico del procedimento, Salvatore Buonomo, una proroga di quattro mesi. Quindi, salvo ulteriori slittamenti, i restauri esterni termineranno ad aprile. Il Ministro Dario Franceschini sta lavorando, con il Sindaco di San Tammaro (paese dove si trova la reggia), Emiddio Cimmino, e il Presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, alla stesura dello Statuto e dell’Atto costitutivo della Fondazione di gestione, l’unico organo che potrà permettere una vera rinascita del luogo.
- Quale messaggio vuole trasmettere ai nostri lettori, soprattutto ai giovani, alla luce della sua esperienza?
L’esperienza di questi mesi è, paradossalmente, bellissima. Quando ci si trova davanti all’arroganza e alla prepotenza si può reagire soccombendo oppure continuando a tenere alta la testa. Ricordo la protesta di qualche anno fa dei giovani di Locri che scesero in piazza gridando “Adesso, uccideteci tutti!”. Ai giovani sento di dire: siate come i vostri coetanei di Locri. Insieme si vince. Testa alta, schiena dritta e cuore sereno. La verità, anche se a passi lenti, trionfa. Sempre.
– Filomena Chiappardo –