Lettera aperta alla redazione del professore Nicola Femminella
Dalla fine del 2013 ho visitato 56 paesi del Vallo di Diano, Cilento, Golfo di Policastro e Alburni e, proprio in questi giorni, ho portato a termine il mio lungo viaggio. Con l’obiettivo di conoscere da vicino “la Bellezza delle nostre Terre” e di proporla in alcuni volumi da pubblicare, a tutti coloro che amano “percepire e acquisire coscienza” dei propri tesori, elargiti da una natura e da una storia, entrambe generose. Senza trascurare di lanciare un segnale a coloro, che vedono nel turismo un volano possibile per l’occupazione dei giovani nelle nostre zone. Che continuerà a essere una chimera, secondo il mio modesto parere, se non si declina l’enunciato: il territorio crea sviluppo, se lo si ama; lo si ama, se si conosce.
Il piano di lavoro, che mi sono dato, comprende, fra l’altro, il patrimonio d’arte racchiuso nelle chiese, negli edifici e nei palazzi storici, nelle grotte, mete di pellegrinaggi.
Il viaggio non è stato facile e non avrei potuto portarlo a termine e conseguire gli obiettivi ipotizzati (all’inizio apparivano utopistici), se una moltitudine di amici e i parroci e il personale delle biblioteche e degli uffici tecnici delle Diocesi di Teggiano e Vallo della Lucania, oltremodo gentili, non mi avessero fornito dati utili e permesso di visitare e sostare negli edifici religiosi. Molti di questi, li ho trovati chiusi, se non per circostanze liturgiche, nonostante il Santo Padre, nei giorni scorsi, abbia raccomandato di tenere aperte le chiese. La qual cosa obiettivamente non sempre è possibile, né immune da pericoli.
Numerosi, infatti, continuano a essere i furti sacrileghi, che minacciano il nostro prezioso e ricco patrimonio di arte sacra. Non si possono lasciare aperte le chiese, senza assicurare un minimo di sorveglianza. Quantunque i parroci desiderino che tali luoghi di preghiera possano accogliere i fedeli in ogni ora della giornata.
Sono, in esse, affreschi e altari difficili da trafugare, ma vi sono anche sculture di Bambinelli tra le braccia di Madonne e Santi, calici, croci d’altare e innumerevoli oggetti preziosi, che possono essere facilmente trafugati. Accade da alcuni decenni.
D’altra parte, nei centri storici, sempre più spopolati e interessati dalla dislocazione del nuclei abitativi nei luoghi a valle dai paesi e dalla emigrazione dei giovani, la chiesa sembra essere l’unico luogo di aggregazione, nella quale la comunità si ritrova. Entrare nel tempio per concedersi a una preghiera, per appartarsi in una riflessione che urge, scrutare il volto di un Cristo sofferente, per trovare una risposta, è ancora una esigenza sentita da molti.
Nei paesi con pochi abitanti sono scomparse le scuole e le caserme, sono diminuiti gli uffici postali; i rioni con gruppi di bambini vocianti a rincorrersi e le piazzette animate, i bar per una partita a carte appaiono sempre più opache fotografie del passato.
Qualche antropologo dichiara che il centro commerciale, le sale per scommesse potrebbero essere gli unici luoghi ad attirare le persone, che vivono nei piccoli borghi. Molti restano in casa, davanti alla TV o al computer.
Eppure nelle chiese e nei conventi, nei castelli e nei palazzi gentilizi, ancora palpitanti, resistono le nobili arti della pittura, della scultura, dell’architettura, dell’artigianato a testimoniare il Bello e la funzione che tale valore universale, con le proprie rappresentazioni, esercita sulla formazione culturale e spirituale del popoli, sul vissuto quotidiano dei singoli individui.
Ma, allora, cosa fare con le due esigenze antitetiche tra di loro? Chiudere le chiese e accrescere la solitudine delle persone, che impera nei nostri paesi, oppure lasciare via libera al ladro, spesso inviato dal committente perfido ed egoista, che vuole adornare la propria dimora con la bella statua della Madonna delle Grazie, rubata a Polla?
Avanzo qualche suggerimento. A fronte delle risorse che mancano e con le forze dell’ordine che compiono miracoli in condizioni difficili bisogna promuovere “il fai da te”. Nelle scuole si potrebbe trasferire “l’educazione alla cittadinanza” proposta con il libro e la lezione del docente, in atto vissuto e responsabile degli alunni, riproponendo una iniziativa già presente, denominata “Adotta un monumento” rivolta ai ragazzi. Potremmo chiamarla “Adotta il tuo monumento e difendilo”. Organizzando dei turni, per vigilare sul patrimonio delle chiese e tenerle aperte almeno la domenica.
Potremmo dare una mano anche noi pensionati.
Un altro contributo potrebbe venire dai giovani dislocati nei comuni per adempiere al servizio civile, come ho visto fare da giovani encomiabili presso il Museo Diocesano di Tegiano,
Tali iniziative sarebbero molto utili e proficue. I ragazzi starebbero a contatto con un ambiente regnato dal Bello e dal Sacro, valori che favoriscono la crescita e lo sviluppo della dimensione umana e culturale di un essere in formazione. Svilupperebbero in loro l’appartenenza a un luogo, a una comunità, a una storia. Li renderebbero protagonisti, per acquisire il rapporto con il “mondo”, che ognuno di noi deve costruire, per sentirsi persona viva e utile nel contesto in cui vive.
– Nicola Femminella –
Utilizzare i volontari delle varie associazioni anche culturali
per garantire almeno una presenza all’interno delle chiese!Ottimo sarebbe utilizzare i volontari della protezione civile e casomai segnalare alle forze dell’ ordine la presenza di persone sospette….
Alla proposta del Prof. Femminella, si dovrebbe prospettare alla Curia Vescovile, di autorizzare l’installazione di impianto di video sorveglianza interna, presso ogni Chiesa ove sono custodite le opere d’arte, nonchè un sistema di allarme idoneo a scongiurare l’intrusione e la conseguente asportazione delle opere stesse. L’ 8 per mille devoluto alla Chiesa, serve anche per queste cose.
Bravo Giovanni condivido in tutto la tua osservazione
sarebbe opportuno che si smettesse di pubblicare foto che ritraggono statue, quadri e quant’altro, impedendo di entrarvi con macchine fotografiche, cellulari, video camere etc.