Hanno innescato una dura polemica i funerali in pompa magna di Vittorio Casamonica, 65enne capo clan romano, il cui feretro è stato accompagnato da un’imponente carrozza trainata da cavalli nella chiesa di Don Bosco a Roma (la stessa che si era rifiutata di dare l’estremo saluto a Piergiorgio Welby, colpevole, secondo il Vicariato di Roma, di aver lottato a favore dell’eutanasia). La colonna sonora de “Il padrino” come marcia funebre e i manifesti inneggianti al potere di Casamonica, tanto da essere definito “Re di Roma” o da meritare la “conquista del Paradiso“, proprio non sono andati giù a chi, al contrario, percorre i binari della legalità e dell’onestà.
Tante le personalità di spicco chiamate ad esprimersi sulla vicenda. Personalità politiche e, com’era immaginabile dato il coinvolgimento della Chiesa, anche e soprattutto personalità dell’ambiente religioso. Tra queste anche Monsignor Angelo Spinillo, vescovo di Aversa e vicepresidente del Consiglio Episcopale Permanente, già vescovo della Diocesi di Teggiano-Policastro. Le parole di Mons. Spinillo, rilasciate in un’intervista a Il Mattino, appartengono ad un uomo di Chiesa amareggiato e contrariato per “manifestazioni che – afferma – appaiono come la sfida di chi si ritiene al di sopra, vivendo con altre regole in un altro Stato“.
“Nella vita cristiana la morte è sempre vissuta come atto di fede, non può essere mai l’esaltazione della persona – continua – Non ci sono meriti, figuriamoci demeriti, che ci possono aprire le porte del Paradiso. Evidentemente esiste un’altra religiosità per questa gente, che non è quella della Chiesa nè quella dei cristiani, e che tende a confondere i piani“.
Ma la Chiesa, almeno quella di Don Bosco, ha accettato che lo sfarzo frammisto alla prepotenza, varcassero la sua soglia. “C’è la pietà per chiunque muore – dice Spinillo – Credo al parroco quando dice che non sapeva tutto quel che accadeva all’esterno della Chiesa“. E la stessa chiesa ha lasciato fuori Welby, dopo un’esistenza di stenti. “Nella scelta dell’eutanasia c’è un’attestazione di lontananza dichiarata, convinta, da quello che la Chiesa annunzia – spiega – Nella vicenda di Casamonica c’è la richiesta del funerale per una persona, poi esplode una forma di esaltazione che va ad inquinare la verità di chi, nella debolezza umana, s’affida al Signore per la vita eterna, chiedendo di incontrare in Chiesa la misercordia di Dio“.
La disapprovazione dei più, quindi, è la stessa che si coglie nelle parole di Mons. Spinillo. Disapprovazione verso “quell’esaltazione esagerata, ostentata, culturalmente insufficiente e comunque fuori dal tempo“. Un’esaltazione che, a dire dei cari di Casamonica, dovrebbe condurlo alla conquista del Paradiso. Quello stesso Paradiso, terreno o ultraterreno, a cui si accede, secondo la morale comune e secondo quella cristiana, senza carrozze.
– Chiara Di Miele –