Questa mattina, 60 militari della Guardia di Finanza di Salerno, su disposizione della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Vallo della Lucania, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 3 persone e 18 perquisizioni, fra domiciliari e locali, nei confronti di altri 10 indagati, in concorso con i primi, per una frode da oltre un milione di euro.
La frode è realizzata mediante la clonazione e l’illecito utilizzo di migliaia di carte di credito.
I reati contestati sono associazione per delinquere, indebito utilizzo e falsificazione di carte di credito e pagamento, sostituzione di persona, trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio e autoriciclaggio.
I Finanzieri della Compagnia di Agropoli hanno notificato il provvedimento che dispone l’arresto in carcere a G.M., residente in provincia di Avellino, A.L., sempre residente in provincia di Avellino, E.A., residente in provincia di Salerno, ed hanno perquisito le abitazioni di altre 10 persone indagate a vario titolo per la stessa frode.
I militari hanno sequestrato i conti correnti, un’imbarcazione e tre auto di pregio per un importo complessivo superiore ad un milione di euro. Tra queste, una fiammante Ferrari California Cabrio del 2009 dal valore di 130.000 euro.
L’attività investigativa, iniziata nel 2018 con pedinamenti, analisi dei flussi finanziari, intercettazioni telefoniche ed indagini bancarie, ha permesso di individuare un sodalizio criminoso ideato da G.M. e A.L., dedito alla clonazione di carte di credito, attraverso attività di “phishing telefonico” e di “hackeraggio” per ottenere i dati personali e bancari dei titolari delle carte.
Le indagini hanno consentito di delineare il ruolo di ciascuna persona all’interno dell’organizzazione. A.L. era incaricato di reperire i dati delle carte di credito, sfruttando le proprie competenze informatiche o acquistandoli ad un prezzo medio di 35 euro per ogni carta, sulla rete illegale nota come “dark web”. Al fine di ottenere i dati personali, telefonava gli Uffici dell’Anagrafe in tutta Italia ed i call- center delle banche, sostituendosi ai titolari delle carte o spacciandosi per Maresciallo dei carabinieri, pressando gli interlocutori in modo da spingerli a fornire i dati richiesti.
Le carte venivano poi utilizzate per l’acquisto online di beni personali, tra cui imbarcazioni, auto di lusso, materiale iper tecnologico, canoe ed arredamenti sanitari, oppure da rivendere a prezzi di favore a parenti e amici. Acquistavano schede carburante sui siti internet di diversi gestori, utilizzandole per l’acquisto di migliaia di litri di gasolio, per rivenderlo a persone compiacenti con sconti fino al 50%. Per non essere individuati compravano online con i bitcoin poi utilizzati per acquistare altra merce su piattaforme di e-commerce.
Uno stratagemma spesso utilizzato consisteva nel simulare l’acquisto di pacchetti vacanze, utilizzando i fondi delle carte di credito clonate, presso una struttura alberghiera connivente in Albania, la quale tratteneva per sé il 40% del corrispettivo, un altro 20% veniva dato al mediatore mentre il restante 40% rientrava nelle disponibilità degli autori della frode.
Venivano acquistate ricariche telefoniche per migliaia di euro, poi utilizzate per chiamare un numero telefonico a pagamento intestato ad una ditta, denominata Happy Days, con a capo N.F., residente in provincia di Salerno. In tal modo ne assorbiva il credito in uno schema tipico di “ripulitura” del provento dell’attività. A tal fine, una centralinista era appositamente incaricata, a tempo pieno, di chiamare quel numero a pagamento.
Le carte venivano scaricate attraverso il pagamento di acquisti simulati su siti internet facenti capo a società non operative. Le somme accumulate sui conti delle società “di comodo” venivano, prelevate in contanti allo sportello oppure trasferite tramite bonifico su conti correnti intestati agli indagati.
Alle perquisizioni hanno preso parte anche i Finanzieri del Nucleo Speciale Tutela Privacy e Frodi Tecnologiche di Roma, reparto del Corpo deputato alle investigazioni tecnologiche. Con il loro contributo, il materiale informatico ed elettronico sequestrato, acquisito con tecnologie di digital forensics, potrà essere approfonditamente esaminato nella prospettiva di risalire alla migliaia di persone truffate per consentire loro di avanzare le richieste di risarcimento. A parte alcune denunce sporte dai titolari delle carte, la gran parte di loro è ignara del raggiro subìito, in quanto gli indagati sono riusciti anche a modificare il numero telefonico di recapito degli “alert” della banca di appoggio.
– Annamaria Lotierzo –