Tre funzionari dell’Ufficio Difesa del Suolo, Geologia ed attività estrattive della Regione Basilicata e due imprenditori sono stati raggiunti da misura cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Potenza su disposizione della Procura ed eseguita dai Carabinieri Forestali del Nucleo investigativo Ambientale Agroalimentare e Forestale di Potenza. Per uno dei funzionari è stato disposto l’arresto ai domiciliari, per gli altri due il divieto di dimora in Basilicata. Arresti domiciliari anche per i due imprenditori.
Gli indagati sono indiziati, a vario titolo, dei reati di tentata concussione, corruzione e falso ideologico. Le indagini, iniziate nel 2021 e condotte dalla Procura potentina con il supporto del Nucleo Investigativo, hanno permesso di accertare grazie anche all’uso di intercettazioni telefoniche ed ambientali un allarmante e pervasivo sistema di vero e proprio addomesticamento delle funzioni pubbliche di controllo proprie dei funzionari regionali di cui, a fronte di diversi tipi di regalie e vantaggi economici, beneficiavano alcuni imprenditori dediti alla coltivazione mineraria di cave in Basilicata consentendo loro di evitare di porre in essere le previste e onerose attività di ripristino ambientale a valle dell’attività estrattiva e di evitare che la Regione Basilicata escutesse le fideiussioni bancarie che i titolari di cave sono tenuti ad apprestare proprio a garanzia del corretto adempimento delle attività di ripristino.
Le indagini hanno fatto emergere un comportamento molto accorto e guardingo degli indagati nei cui confronti, grazie alla professionalità degli investigatori, sono stati comunque acquisiti indizi di reato ritenuti gravi. Infatti, a seguito delle intercettazioni i servizi di appostamento effettuati dalla polizia giudiziaria hanno consentito di tracciare gli incontri dei funzionari pubblici indagati e dei rappresentanti delle ditte amiche in luoghi sempre diversi e riservati esterni agli Uffici, come ad esempio auto, bar, distributori di benzina.
Il meccanismo normativo, che permette la continuazione delle varie fasi dell’attività estrattiva previo ripristino ambientale delle fasi già completate, sulla base degli indizi raccolti durante le indagini risulta del tutto aggirato sia attraverso verbali di sopralluogo ideologicamente falsi (davano atto di attività di ripristino non svolte) sia con la mancata escussione delle polizze fideiussorie nel caso di mancato ripristino. Dalle indagini è emersa una violazione sostanziale e reiterata delle normative volte alla tutela dell’ambiente e del paesaggio che, ancorché coperta da una formale regolarità amministrativa, ha determinato danni al paesaggio lucano, anche attraverso la vanificazione dei controlli di polizia che dovevano necessariamente fermarsi di fronte ad autorizzazioni rilasciate dalla Regione. In sostanza gli indizi raccolti consentono di affermare che a fronte dei benefici ottenuti dai funzionari pubblici e del profitto per gli imprenditori è corrisposto un grave danno al territorio lucano, deturpato da voragini la cui eventuale eliminazione e messa in sicurezza richiederà uno sforzo economico notevolissimo da parte della Regione Basilicata (anche in considerazione del fatto che le fideiussioni che gli imprenditori fornivano all’Amministrazione regionale non sono state escusse nei tempi dovuti).
In un caso è emerso che ad un imprenditore erano stati richiesti da un Pubblico Ufficiale indagato esborsi di denaro per lo svolgimento di attività di Ufficio. Questo imprenditore ha collaborato con gli inquirenti denunciando i ricatti che gli erano stati rivolti. Grazie alle sue dichiarazioni una delle vicende oggetto dell’indagine non solo è emersa, ma è stata dimostrata a livello di gravità indiziaria, consentendo l’adozione del provvedimento cautelare anche per tale episodio.