Questa mattina i Finanzieri del Comando Provinciale di Salerno hanno dato esecuzione a un decreto di sequestro preventivo, finalizzato alla confisca per equivalente, disposto dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Vallo della Lucania su richiesta della Procura, su beni e disponibilità finanziarie intestati a 6 imprenditori cilentani operanti nel settore edile, di un importo pari a 836mila euro ed un intero complesso aziendale.
I beni in questione costituiscono il profitto di svariati reati commessi dagli imprenditori nel corso degli anni: dall’emissione di fatture per operazioni inesistenti e conseguente dichiarazione fiscale fraudolenta, alla bancarotta fraudolenta ed autoriciclaggio.
Le indagini, condotte dalla Tenenza della Guardia di Finanza di Vallo della Lucania, sono scaturite dal fallimento di una società edile, avvenuto pochi mesi dopo la nascita dell’azienda sequestrata e intestata alla moglie dell’amministratore della società fallita.
Già dai preliminari accertamenti, era emerso che le scritture contabili della società in fallimento erano state tenute in modo da non poterne consentire la ricostruzione del patrimonio e che i beni dell’impresa erano stati distratti e fatti confluire in quelli dell’azienda sequestrata.
I titolari di entrambe le aziende, con la complicità del padre di uno dei due, amministratore di un’altra società operante nello stesso settore, e di un suo parente, avevano distratto dal patrimonio della società fallita ingenti somme di denaro e numerosi beni e mezzi strumentali, attribuendoli all’azienda sequestrata, per continuare a gestire, attraverso quest’ultima, l’attività d’impresa ed evitare gli effetti della dichiarazione di fallimento.
Gli stessi, attraverso l’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, registrate nella contabilità delle rispettive aziende e fatte confluire in altrettante dichiarazioni fiscali fraudolente, avevano prodotto anche un’ingente evasione fiscale, i cui proventi erano stati poi reinvestiti in attività economiche, finanziarie e speculative di vario tipo per ostacolare l’identificazione della provenienza delittuosa del denaro.
Dalle ulteriori indagini svolte, è stato così accertato che proprio nell’azienda sequestrata venivano trasferiti non solo i beni provenienti da quella fallita ma anche il profitto dei reati fiscali, di bancarotta fraudolenta e di autoriciclaggio, commessi a vario titolo dagli imprenditori edili.
Nella delineata rete di complicità familiare sono emerse anche altre figure di non minor rilievo che, operanti nel settore edile, hanno offerto il proprio contributo per evadere il Fisco ed aggirare la normativa fallimentare. Tra questi c’è addirittura una società che, per consentire all’azienda sequestrata di acquisire dal fallimento alcuni automezzi appartenuti alla società fallita, per la cui aggiudicazione d’asta non aveva adeguate disponibilità finanziarie, avrebbe anticipatamente simulato nei confronti dell’azienda il noleggio di quei mezzi, come se gli stessi fossero già nella sua disponibilità, ad un canone annuo molto vicino all’importo d’asta, di fatto prestando all’azienda in questione il denaro necessario all’acquisto dei mezzi.
Questa mattina, contestualmente all’esecuzione del decreto di sequestro preventivo, la Procura della Repubblica ha disposto anche la perquisizione delle abitazioni delle sei persone indagate, localizzate nelle province di Salerno e Napoli, dirette a ritrovare ulteriori elementi utili ai fini delle indagini.
Per salvaguardare la continuità lavorativa e i livelli occupazionali esistenti, il GIP del Tribunale di Vallo della Lucania ha provveduto alla nomina di un amministratore giudiziario al quale sono stati affidati i beni sequestrati, tra cui l’azienda.
– Annamaria Lotierzo –