La combinazione rivaroxaban più aspirina, cioè un farmaco ad azione anticoagulante ed un antipiastrinico, rispetto alla terapia con sola aspirina, migliora la sopravvivenza e riduce l’incidenza di ictus e attacco cardiaco nei pazienti con malattia coronarica stabile o arteriopatia periferica. La conclusione arriva dai dati finali dello studio COMPASS presentati al Congresso annuale della Società Europea di Cardiologia (ESC) svoltosi a Barcellona dal 26 luglio al 30 agosto, e pubblicati sul New England Journal of Medicine.
COMPASS è un grande trial che ha arruolato 27.395 pazienti in 33 Paesi del mondo, in Nord America, Sud America, Asia, Europa Occidentale, Europa dell’Est, Sudafrica e Australia. Lo studio ha testato due schemi di trattamento: rivaroxaban 2,5 mg due volte al giorno più aspirina 100 mg una volta al giorno e rivaroxaban 5 mg due volte al giorno, ognuno dei quali è stato confrontato con la terapia standard con aspirina 100 mg una volta al giorno.
L’endpoint primario era morte cardiovascolare, ictus o infarto miocardico. Lo studio è stato interrotto a febbraio di quest’anno perché i dati dimostravano con chiarezza una maggiore efficacia della combinazione rivaroxaban più aspirina rispetto alla sola aspirina.
I risultati in effetti sono chiari: rispetto al trattamento con la sola aspirina, l’aggiunta dell’anticoagulante riduce la mortalità cardiovascolare, l’infarto e l’ictus del 24%, e migliora la sopravvivenza del 18%.
Leggendo i numeri, si scopre che ogni 1000 pazienti trattati, per una media di 23 mesi, l’associazione di aspirina e rivaroxaban previene 13 infarti, ictus o decessi per cause cardiovascolari, e 7 decessi per tutte le cause. Naturalmente, occorre considerare anche il rovescio della medaglia: il prezzo da pagare a questa associazione è infatti l’aumento del sanguinamento, in misura maggiore nello stomaco o nel basso intestino.
Ma la buona notizia è che non è stato riscontrato un aumento di sanguinamenti maggiori, né di sanguinamenti cerebrali. Dunque è un prezzo accettabile, se è vero che ogni 1000 pazienti si sono verificati soltanto 12 eventi di sanguinamento maggiore.
Farmacia 3.0 – Rubrica a cura del dott. Alberto Di Muria