La calvizie si può sconfiggere. È quanto emerge da uno studio delle università di Yale e di Stanford, che hanno pubblicato su JCI Insight i dettagli di un’analisi sull’efficacia del farmaco Tofacitinib nel trattamento del disturbo.
Il farmaco è già in uso per la terapia dell’artrite reumatoide, ma la sua azione antinfiammatoria sembra avere effetto anche in caso di calvizie. I 660 pazienti affetti da alopecia che hanno partecipato alla sperimentazione, infatti, hanno beneficiato dell’assunzione del medicinale in oltre il 50% dei casi.
Un team della Columbia University ha invece realizzato uno studio sugli effetti di Tofacitinib e di un’altra molecola simile, Ruxolitinib. Gli scienziati stavano studiando i meccanismi alla base dell’alopecia areata, condizione provocata da un comportamento anomalo del sistema immunitario, che aggredisce i follicoli piliferi. Per bloccare il processo in atto, i medici hanno somministrato ad alcuni topi affetti dalla condizione due inibitori delle Janus chinasi il Tofacitinib e il Ruxolitinib.
La sperimentazione ha dimostrato che la crescita del pelo era maggiore quando gli inibitori erano somministrati per via topica. Ad alcuni animali è stato applicato sulla schiena il Tofacitinib, mentre ad altri il Ruxolitinib. Altri topi ancora hanno formato il gruppo di controllo e non hanno ricevuto gli inibitori.
Dopo 10 giorni, sulla schiena dei topi trattati sono comparsi nuovi peli, mentre nel gruppo di controllo non si era verificata alcuna crescita pilifera. Si sono quindi ottenuti risultati promettenti, ma occorrono ulteriori studi per realizzare formulazioni specifiche per il cuoio capelluto e per capire se gli inibitori possano indurre la crescita dei capelli anche nell’uomo.
I ricercatori hanno sperimentato il Ruloxitinib anche in pazienti affetti da alopecia areata moderata/grave, con una perdita di capelli di almeno il 30%. I 3 pazienti che hanno partecipato al piccolo studio pilota hanno visto la loro chioma ricrescere completamente entro 4-5 mesi dall’inizio della terapia.
Il Ruxolitinib presenta però notevoli rischi di effetti collaterali, per cui occorrono ulteriori studi per la valutazione della sicurezza d’impiego per via topica.
Bibliografia: www.lastampa.it – www.adnkronos.it – www.italiasalute.it – www.fortesano.it