I dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità stimano che nel nostro pianeta un miliardo di individui abbiano un deficit di vitamina D e che metà della popolazione anziana ne sia carente. Non meno rilevante, malgrado la prassi di somministrarla nel primo anno, risulta la carenza in età pediatrica in cui questa vitamina svolge un ruolo fondamentale nella calcificazione delle ossa e, di conseguenza, nella prevenzione del rachitismo.
Ma forse ancora più sorprendente è il rinnovato interesse che la comunità scientifica riserva a questo nutriente che, oltre ad essere una vitamina, cioè una sostanza che deve essere introdotta con l’alimentazione in quanto l’organismo umano non è in grado di produrla, è un ormone a tutti gli effetti. Una sostanza, cioè, che è in grado di svolgere un intervento attivo, modificando o guidando, per esempio, alcuni processi del metabolismo e della replicazione cellulare.
E’ stato infatti documentato che la vitamina D ha un’azione protettiva verso le malattie autoimmuni, può ridurre il rischio di allergia alimentare, può migliorare la risposta ai farmaci antiasmatici e ridurre le riacutizzazioni d’asma soprattutto in relazione a una migliore risposta dell’organismo alle infezioni. Infine, il difetto di vitamina D si può associare a un aumentato rischio di malattie cardiovascolari.
Per di più, la vitamina D è indispensabile durante la gravidanza per un corretto sviluppo dell’embrione e del feto ed è molto probabile che la concentrazione ematica di vitamina D utile alla realizzazione di questi effetti extra-ossei sia un po’ più elevata di quella necessaria per la prevenzione del rachitismo. Tali effetti sono stati identificati proprio a fronte di osservazioni condotte in situazioni di carenza.
Il deficit di vitamina D si accompagna a riduzione della forza muscolare, alla comparsa di mialgie e disturbi dell’equilibrio, che fanno lievitare il rischio di cadute e, in condizioni di osteoporosi, di fratture ossee, che possono essere affrontate e prevenute tramite una supplementazione. Inoltre una sua carenza sembra aumentare la suscettibilità nei confronti di infezioni. Sembra, poi, che nell’anziano la vitamina D svolga anche una funzione protettiva nei confronti del declino cognitivo e quindi della demenza. Per questa ragione oggi si consiglia alle persone dopo i 60 anni di assumere 800-1000 unità al giorno di vitamina D, un dosaggio che è allo stesso tempo efficace e sicuro.
Bibliografia: https://www.macrolibrarsi.it/speciali/la-cromopuntura-e-i-suoi-benefici.php – http://www.benessere.com/salute/arg00/cromopuntura.htm – https://www.cure-naturali.it/enciclopedia-naturale/terapie-naturali/medicina-naturale/cromopuntura.html