Nei giorni in cui la temperatura oscillava di oltre 10 gradi Celsius, o più di 18 gradi Fahrenheit, si sono presentati in ospedale più pazienti con un infarto del miocardio con elevazione del tratto ST, e l’effetto era più evidente nei giorni caldi. E’ quanto emerge da uno studio osservazionale su pazienti in Michigan condotto dai ricercatori dell’Università del Michigan, presentato all’American College of Cardiology 2018.
Le oscillazioni giornaliere della temperatura sembrano essere associate a un maggior rischio di attacchi cardiaci e l’effetto di queste oscillazioni è esagerato nei giorni che hanno una temperatura media più alta.
Si prevede che il riscaldamento globale provocherà condizioni meteorologiche estreme più di frequente, e queste potrebbero portare a un maggior numero di attacchi cardiaci, ma si pensa anche che i cambiamenti climatici diminuiscano le oscillazioni della temperatura durante il giorno, cosa che mitigherebbe questo effetto.
È risaputo che lo stress ambientale può scatenare infarti miocardici e che sono aumentati in presenza di terremoti, attacchi terroristici, tsunami e altri importanti fattori di stress, incluse le basse temperature, ma non era chiaro se anche i cambiamenti improvvisi di temperatura potessero avere un’influenza.
Per indagare su questo aspetto, i ricercatori hanno identificato 30.404 pazienti che si sono presentati con un infarto del miocardio con elevazione del tratto ST e sono stati sottoposti a intervento coronarico percutaneo primario in 45 ospedali del Michigan dal 2010 al 2016.
Rispetto ai giorni con una temperatura costante, definita come giorni in cui la differenza tra la temperatura minima e massima era solo da 0 a 5 gradi Celsius, c’era un aumento dell’1,2% nel numero di eventi infartuali nei giorni in cui la temperatura variava da 5 a 10 gradi Celsius. Il numero di infarti è aumentato del 6,9% e dell’11,1% nei giorni in cui la temperatura oscillava da 10 a 15 gradi Celsius o oltre 15 gradi Celsius, rispettivamente.
E’presto, però, per trarre conclusioni, perché sono necessari ulteriori studi per comprendere meglio come le fluttuazioni della temperatura aumentano il rischio di attacchi di cuore.
Bibliografia: www.lastampa.it – www.pharmastar.it – www.ilgiornale.it