Il web sta diventando sempre di più il luogo, virtuale, degli scambi commerciali. E oltre ad acquistare vino, pasta, gadget tecnologici e quant’altro, sempre più italiani acquistano anche medicinali. Ma un’indagine del Pharmaceutical Security Institute rivela che in un caso su tre non contengono alcun principio attivo, il 20% ne contiene quantità scorrette, il 21,4% è composto da ingredienti sbagliati, il 15,6% presenta quantità corrette di principio attivo ma ha un packaging falso, e l’8,5% presenta alte quantità di contaminanti e altre impurità potenzialmente dannose.
Ad esempio, la ricerca citata riporta che in un anabolizzante è stato rintracciato del cemento. Un altro medicinale, un vasodilatatore simile al più famoso Viagra, conteneva una dose doppia rispetto a quanto dichiarato nel bugiardino o sulla scatola. Mentre il principio attivo di un integratore variava, a volte si trattava di gesso e in altri casi di vernici stradali.
Il problema è che molti acquistano questi “medicinali” badando solamente al prezzo. E non fanno caso se il rivenditore è una farmacia online autorizzata dal Ministero. Queste sono riconoscibili dalla presenza sulla propria Home Page di un “bollino” rilasciato direttamente dal Ministero e che certifica e garantisce la serietà e l’affidabilità del rivenditore. La ricerca e queste indicazioni sono state presentate al convegno “Contraffazione, un virus da estirpare” promosso dalla Federfarma Servizi e dalla Società Italiana di Urologia che si è tenuto di recente a Roma.
I dati diffusi durante il convegno sono preoccupanti. Infatti, secondo l’indagine, più del 40% degli intervistati dichiara di considerare il web un canale sicuro per l’acquisto di medicinali. Il problema è che dietro questa apparente sicurezza non c’è una completa informazione. Infatti, dichiara la ricerca, nella maggior parte dei casi, basta che nel sito visitato compaia la parola “farmacia” per ottenere subito, da parte del consumatore finale, un attestato di completa fiducia. E pochissimi fanno caso alla presenza del bollino del Ministero. Alla base c’è proprio una totale mancanza di consapevolezza circa i potenziali rischi che si corrono acquistando medicinali via internet.
Bibliografia: www.corriere.it – www.repubblica.it – www.farmacista33.it – www.blastingnews.com
Farmacia 3.0 – Rubrica a cura del dott. Alberto Di Muria