Gli orari dei pasti sono importanti per la salute del cuore come la scelta degli alimenti. Questa l’indicazione che arriva dall’American Heart Association, secondo la quale gli effetti benefici di una sana alimentazione devono passare per il rispetto dell’orario destinato a colazione, pranzo e cena.
Quanto i pasti siano frequenti e come vengano distribuiti durante la giornata avrebbe impatto su obesità, ipertensione, glicemia e infarto. Anche i rischi di manifestare un ictus risulterebbero alterati da una variazione negli orari scelti per colazione, pranzo e cena. Come hanno spiegato i ricercatori della Columbia University, autori dello studio la tempistica dei pasti può incidere sulla salute a causa del suo impatto sull’orologio biologico interno del corpo. In studi su campioni animali sembra che quando gli animali ricevono cibo durante una fase di inattività, ad esempio quando dormono, i loro orologi interni vengano resettati in un modo che può alterare il metabolismo dei nutrienti, con conseguente aumento di peso, insulinoresistenza e infiammazione. Analogamente, studi occupazionali associati alla nutrizione avrebbero evidenziato che i lavoratori turnisti che variano cioè periodicamente l’inizio e il termine degli orari del lavoro, con la probabilità di saltare la colazione o di mangiare di notte, sono esposti più facilmente a rischi cardiovascolari.
Particolarmente rischiosi risulterebbero i pasti serali ad orari troppo tardivi in quanto aumenterebbero il rischio cardiovascolare. Inoltre le difficoltà dell’organismo a processare il glucosio in quel momento della giornata renderebbero gli zuccheri poco adatti al consumo notturno. Perché di sera il metabolismo è più lento, fa più fatica a digerire e smaltire le calorie extra.
La colazione resta un pasto importante della giornata secondo gli esperti USA, che deve fornire circa il 25-30% del fabbisogno giornaliero. Inoltre non deve essere rimandata oltre le 10 del mattino: chi la salta vede aumentare, stando a precedenti studi, i rischi di problemi cardiaci (27%) e ictus (18%).
Il consiglio finale degli esperti è di creare un rapporto ottimale col cibo, evitando di nutrirsi per “fame nervosa” o in base ad altri stati emozionali.
Bibliografia: www.lastampa.it – www.consumatrici.it – www.bergamopost.it – www.greenstyle.it