Il fallimento della SpA, causato da un disavanzo di 17 milioni di euro, è stato dichiarato. Cosa sia successo di tanto scellerato nella gestione finanziaria aziendale e chi abbia tessuto la trama dell’ingarbugliata storia della bancarotta di Promuovitalia se lo chiedono in tanti, compresa la Procura di Roma. Cercare di scrivere gli ultimi anni di vita, quelli cruciali, della società che ha lasciato dipendenti, tutor e stagisti (anche in provincia di Salerno) a tasche vuote è difficile. La questione, stranamente, non ha generato grande clamore mediatico e recuperare online informazioni da fonti accreditate non è semplice.
Si può tentare di ricostruire la vicenda solo attraverso i testi delle diverse interrogazioni parlamentari a risposta scritta (l’ultima in ordine di tempo è stata presentata alla Camera meno di un mese e mezzo fa da 5 esponenti del Movimento 5 stelle) e attraverso gli articoli-denuncia di Arturo Di Corinto, pubblicati su Wired.
Nata nel 2005, Promuovitalia era una SpA con socio unico l’Enit, l’Agenzia nazionale del turismo, sotto il controllo del Mibact. Dal 2005 al 2012 ha utilizzato risorse economiche notevoli. Nell’interrogazione presentata dall’on. Marialucia Lorefice il 24 luglio scorso, si parla di ben 81 milioni di euro e si contato 380 impiegati. Fino al 2013 la società disponeva di finanziamenti per 9 milioni.
Ma qualcosa non va e il meccanismo che fino al 2013 aveva funzionato si inceppa. L’ex dg Francesco Montera segnala il progressivo decadimento della società e viene allontanato dal consiglio di amministrazione per le denunce avanzate. “I soldi sono stati spesi in attività gestionali non coerenti coi progetti affidati e che pertanto non potevano essere rendicontate” dice l’ex direttore di Promuovitalia Montera ad Arturo Di Corinto di Wired. I soldi, provenienti dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale, vengono erogati in anticipo per attività formative da rendicontare “ma se spendi per affitti, trasporti, consulenti, personale, audit, avvocati, giornali, trasporti, viaggi, spese postali e buoni mensa, e non puoi rendicontare queste attività, non puoi aspettarti una nuova tranche di finanziamento. Promuovitalia campava in equilibrio sulla rendicontazione. L’ultimo Cda ha interrotto questo ciclo e i soldi a un certo punto sono finiti” ribadisce Montera a Wired. I fondi sarebbero quindi stati impiegati per pagare i vertici e per il mantenimento degli uffici?
Nel luglio 2014 arriva la messa in liquidazione. Poi una nota sul sito di Promuovitalia, offline dagli inizi di giugno di quest’anno, chiama in causa il Mise: “Il mancato incasso di oltre 4 milioni di euro, dovuti a Promuovitalia dal ministero dello Sviluppo economico a copertura di costi già sostenuti per realizzare attività già concluse ha creato alla società gravissimi problemi di liquidità. L’incasso delle suddette somme consentirà il pagamento delle borse lavoro e degli stipendi arretrati dei dipendenti”. I tirocini attivati si esauriscono a gennaio 2015 e nessuno (Ministeri, funzionari, tutor) sa dare spiegazioni su quando verranno effettuati i bonifici ai spettanti. Promuovitalia passa da “in liquidazione” a “fallita” nel giro di un anno. Il provvedimento del Tribunale di Roma è iscritto il 15 luglio scorso.
Ma la notte tra il 12 e il 13 luglio viene messo a segno un furto in quella che era la sede romana della società: vengono rubati 7 computer, un sofà, una stampante, tre cellulari e una piantana da ufficio. Il giornalista Arturo Di Corinto, che ha seguito l’implosione della società, sul sito di Wired esprime forte perplessità sull’accaduto per due motivi: “Il primo è che Promuovitalia ha sede in via San Claudio, esattamente a 100 metri dalla presidenza del Consiglio dei Ministri e dal Parlamento, uno dei luoghi più vigilati di Roma. Il secondo è che sembra che i ladri siano arrivati con la piantina dell’edificio in mano, visto che hanno operato su due piani diversi e trafugato 7 computer da 6 diverse stanze. 7 computer rubati su 110 presenti in sede: 60 pc su altrettante scrivanie e altri cinquanta in magazzino al secondo piano. Un furto su commissione?” I computer spariti erano di 7 personaggi con ruoli chiave all’interno dell’organigramma della SpA e il giornalista di Wired li nomina tutti. Tra gli altri, Claudio Carpineti (direttore generale fino al fallimento, voluto dal consiglio di amministrazione che aveva cacciato Francesco Montera per le denunce avanzate nel 2013), Antonino Bussandri (indagato a Roma per false fatture relative al progetto LeS4 di cui era responsabile), Alessandro Petroli (segretario del cda con delega al Centro Elaborazione Dati), Giuseppe Ciminello (responsabile degli ordini di acquisto, delle gare e del protocollo).
La vicenda è scottante e la magistratura dovrà far chiarezza su cause e responsabili che hanno mandato in rosso Promuovitalia.
– Gianpaolo D’Elia –
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