Dopo il presidio del 21 ottobre scorso davanti alla sede della Giunta Regionale continua la mobilitazione contro le estrazioni petrolifere in Basilicata.
Parte oggi, dalle ore 18, in Piazza Prefettura la campagna per la raccolta firme per chiedere al Governo Italiano e al Presidente della Giunta Regionale della Basilicata, per quanto di propria competenza, di sospendere per ragioni precauzionali ogni attività estrattiva in Basilicata.
Nella petizione si chiede inoltre di procedere alla verifica, con il supporto di ISPRA, dell’adeguatezza del Piano di Monitoraggio Ambientale e delle effettive possibilità della sua autonoma attuazione da parte di ARPAB in termini di strumentazione e risorse umane allocate.
“I gravi fatti sin qui accertati dalla magistratura insieme alle condizioni precarie in cui versa l’ARPAB – spiega il gruppo “Basilicata Possibile” – sia in termini di risorse umane che strumentali inducono forti incertezze sulla sicurezza per l’ambiente e per la salute della popolazione residente in relazione alle attività estrattive già realizzate e in corso di avvio in Basilicata. L’invocato principio di precauzione già ampiamente giustificato dalla evidente insufficienza dei sistemi di monitoraggio e controllo fin qui posti in essere dagli Enti preposti trova ulteriori ragioni nell’assenza di qualunque rassicurazione sulla possibilità che la Regione Basilicata possa dotarsi di sistemi autonomi di monitoraggio in grado di identificare tempestivamente eventi pregiudizievoli per la salute dei cittadini e per l’ambiente, nell’assenza delle garanzie minime di trasparenza e di partecipazione alle decisioni previste dalla convenzione di Aarhus del 25 Giugno 1998, in particolare sulle procedure, sulla tempistica e sulle modalità di conferimento del rinnovo della convenzione autorizzativa del permesso estrattivo Val d’Agri (Eni – Shell) nonché sul dovuto superamento delle prescrizioni riguardanti la concessione Gorgoglione (detta Tempa Rossa, di Total, Shell, Mitsui), nell’ assenza di un Piano Regionale per la Tutela delle Acque che consenta di valutare a pieno l’impatto di tali attività sulle falde acquifere e sugli invasi che forniscono acqua potabile e per l’irrigazione ben al di là dei confini regionali”.
Nella petizione si chiede inoltre di restituire ai territori la libertà di decidere del proprio futuro abrogando le previsioni di proroga automatica delle autorizzazioni e di avviare al più presto le bonifiche necessarie a ripristinare lo stato ex-ante dei territori interessati, direttamente o indirettamente, dalle conseguenze delle attività estrattive.
“I cittadini hanno il diritto di chiedere che, a fronte degli evidenti rischi ambientali – continua – venga finalmente riconsiderato l’impatto delle attività estrattive sul tessuto sociale e economico della Basilicata restituendo ai territori interessati il diritto di scegliere del proprio futuro evitando di ipotecare colpevolmente, irrimediabilmente e senza possibili giustificazioni, il futuro delle prossime generazioni. Preoccupa che la Giunta Regionale si occupi oggi solo di ottenere incrementi delle entrate rinvenienti dalle royalties e/o da tassazioni aggiuntive e, senza nemmeno immaginare un piano per uno sviluppo di lungo termine della regione, farnetichi di posti di lavoro e infrastrutture che ben avrebbero potuto essere assicurate e con ben più copiose risorse dal Governo nazionale se solo, ai tavoli nazionali dove si ripartiscono gli investimenti per la sanità, il welfare, l’università, una rappresentanza politica meno prona e insipiente, avesse evitato lo scippo sistematico (più di 60 miliardi all’anno) delle risorse destinate al Mezzogiorno”.
Il gruppo invita infine i cittadini a partecipare alla raccolta firma sottolineando che “la Basilicata non è un deserto nè vuole diventarlo, è terra di beni ben più preziosi del petrolio che attendono solo di essere valorizzati. Le sue risorse idriche, la sua agricoltura così speciale, i suoi paesaggi, la sua cultura. E invece a dieci mesi dalla scadenza dei termini di legge per la redazione e condivisione in Conferenza unificata Stato Regioni del cosiddetto PiTESAI (Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee) nessuna azione è stata messa in campo dalla Regione per evitare che quasi l’80% del suo territorio interessato dalla richiesta di permessi e concessioni, possa essere trivellato. Anche per discutere di questo saremo in Piazza, invitando i cittadini lucani a fare lo stesso in tutti i paesi della Basilicata perché parta forte e chiaro l’urlo di dissenso delle nostre comunità contro un futuro di emigrazione e disperazione che non vogliamo e che non ci appartiene”.
– Claudia Monaco –