Nessuno sconto per Eugenio Torino e Biagio Riccio di Lagonegro, indagati e poi condannati nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Potenza denominata “Teseo”, riguardo alle tentate estorsioni ai danni di imprenditori impegnati, tra il 2013 e il 2014, nei lavori di ammodernamento dell’ex autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria, oggi A2 del Mediterraneo.
La decisione è stata assunta dalla Corte di Appello di Potenza, dal Collegio presieduto dal giudice Cataldo Collazzo, che ha confermato le condanne in primo grado a quattro anni e mezzo di reclusione. Pena già scontata in parte per la scelta degli imputati del rito abbreviato.
L’operazione “Teseo” venne portata a termine nell’ottobre 2014 dai Carabinieri della Compagnia di Lagonegro, che eseguirono tre arresti su disposizione della Procura di Potenza, all’epoca dei fatti guidata dal Procuratore Luigi Gay, a seguito delle indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Potenza. L’inchiesta riguardava le accuse di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso ai danni di imprenditori impegnati nei cantieri per l’ammodernamento dell’ex A3 tra Atena Lucana e Lauria, con alcuni episodi contestati all’altezza di Lagonegro. Già in primo grado, però, la contestazione dell’aggravante mafiosa era venuta meno.
L’inchiesta della DDA di Potenza prese spunto da una serie di episodi intimidatori ai danni di alcune imprese impegnate sui cantieri e una bomba davanti a una cava di Buonabitacolo. Per le indagini l’attività operativa veniva portata avanti in una macelleria, luogo di incontro e pianificazione. I due sono difesi dall’avvocato Domenico Stigliani. Un eventuale ricorso in Cassazione verrà valutato ed eventualmente proposto solo a seguito del deposito delle motivazioni in Corte di Appello.
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