Anche due salernitani, un 49enne di Battipaglia e un 44enne di Salerno, sono finiti in manette questa mattina nel corso di un’operazione dei Carabinieri e della Guardia di Finanza di Torre Annunziata che hanno dato esecuzione ad ordinanze di custodia cautelare, in carcere e ai domiciliari, emesse dal GIP di Napoli su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia a carico di 8 persone ritenute responsabili, a vario titolo, di concorso in estorsione e lesioni personali con l’aggravante delle finalità e del metodo mafioso poiché si sono avvalse della forza d’intimidazione del clan camorristico Cesarano e ne hanno favorito gli interessi.
Il provvedimento, emesso dopo un’attività di indagine coordinata dalla DDA di Napoli ed eseguita dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Torre Annunziata e dai Finanzieri della Compagnia di Castellammare di Stabia, è nato nel 2014 quando, in concomitanza con la scarcerazione del boss Luigi Di Martino, elemento apicale del clan Cesarano, sono stati registrati all’interno del “Mercato dei fiori” di Pompei una serie di episodi di natura estorsiva che non trovavano riscontri e conferme da parte dei commercianti del posto i quali negavano di aver ricevuto richieste in tal senso a dimostrazione del clima di vessazione ed omertà che contornava gli operatori, intimoriti al punto da non sporgere denuncia nemmeno di fronte ad evidenze investigative.
Le indagini hanno permesso di identificare gli esattori del clan ed accertare che le somme estorte venivano consegnate “il 10 di ogni mese” dagli imprenditori del Mercato dei fiori. Gli operatori economici che non pagavano venivano violentemente percossi a scopo intimidatorio anche da appartenenti ad altri clan. A tal riguardo sono stati ricostruiti i rapporti d’amicizia tra gli affiliati dei clan Cesarano, operativo tra Pompei e Castellammare di Stabia, e quello dei Pecoraro-Renna operativo invece nella Piana del Sele e nell’alto Salernitano.
Oltre ad imporre il racket nella sua forma tradizionale con pagamenti a cadenza mensile, le indagini hanno dimostrato che gli indagati avevano appositamente creato la società “Engy Service s.r.l.”, un’azienda di intermediazione trasporti, allo scopo di avere il monopolio delle spedizioni di fiori, bulbi e vasellame provenienti prevalentemente dai Paesi Bassi, con annesso scarico merci che veniva effettuato all’interno del “Mercato dei fiori” e successivamente instradato verso l’intero Sud Italia.
Dalle intercettazioni è emerso che la società era considerata dagli imprenditori del settore “l’agenzia delle gang” poiché aveva imposto un rapporto di esclusiva commerciale sia per i trasporti che per lo scarico delle merci, anche in ragione della capacità intimidatoria derivante dalla parentela del titolare con Luigi Di Martino. Le vittime venivano obbligate ad avvalersi di tale azienda di intermediazione per effettuare il trasporto e lo scarico merci, subendo di conseguenza un aggravio delle spese.
I due salernitani sono finiti ai domiciliari insieme ad altre due persone, mentre si sono aperte le porte del carcere per quattro appartenenti al sodalizio criminale.
– Chiara Di Miele –