Sono indubbiamente i protagonisti delle spiagge e spesso diventano veri e propri eroi salvando tantissime vite: si tratta dei cani da salvataggio che, unitamente al loro conduttore, intervengono in caso di pericolo e rischio annegamento dei bagnanti.
Gli “eroi a quattro zampe” stazionano su tantissime spiagge italiane preservando l’incolumità di adulti e bambini: tutto ciò è possibile grazie alla SICS (Scuola Italiana Cani Salvataggio), organizzazione mondiale (unica nel suo genere e fondata in Italia) che si occupa di formare i cani da salvataggio ed i loro conduttori così da permettere in seguito il loro impiego volontario nell’Unità cinofila. Un’attività che, ancora una volta, sottolinea come il cane sia il migliore amico dell’uomo con un ruolo di grande importanza nella tutela dell’incolumità.
Ma come si forma un cane da salvataggio? Quanto lavoro c’è dietro a quella caratteristica imbracatura rossa che spesso si è abituati a vedere sulle spiagge?
Abbiamo rivolto qualche domanda a Roberto Gasbarri, Presidente SICS (Scuola Italiana Cani Salvataggio) Tirreno.
- Come nasce la realtà della SICS?
Nasce 35 anni fa sul Lago d’Iseo dall’idea dell’attuale Presidente nazionale, Ferruccio Filenga, che aveva un terranova di nome Mas e ha pensato di utilizzare le sue capacità natatorie per fare del bene perché fino ad allora questi cani erano utilizzati dai pescatori ma non per il salvataggio. L’idea, dunque, nasce così: un cane tipicamente acquatico utilizzato per fare del bene e salvare il prossimo. In 35 anni la Scuola si è molto sviluppata ed è diventata la realtà mondiale di riferimento per il salvataggio in acqua. Questa branca della cinofilia è nata in Italia, è unica, per una volta non è stata esportata dall’estero ed è cresciuta creando un esercito di quasi 400 unità cinofile presenti in tutte le regioni d’Italia. La Scuola Italiana sta formando unità cinofile in Germania, Francia, Spagna, Svizzera e Stati Uniti.
- Che qualità deve avere un cane da salvataggio? Ci sono razze predisposte?
Le razze predisposte sono quelle acquatiche quindi parliamo di labrador, golden retriever, terranova. In realtà un cane da salvataggio deve avere diverse qualità: innanzitutto deve essere socievole, docile e ben educato perché il suo ambiente lavorativo è particolarmente delicato. E’ l’unico cane di Protezione Civile che deve operare tra migliaia di persone mentre chi fa ricerche nei boschi o tra le macerie di un terremoto non è ovviamente così a contatto con il pubblico. Il cane da salvataggio è costantemente a contatto con le persone, principalmente con i bambini, quindi deve essere molto socievole ma contemporaneamente forte perché trainare pesi in acqua non è facile, soprattutto in condizioni di mare mosso o corrente contraria. Poi ci sono caratteristiche morfologiche tipo la zampa che deve essere più rotonda, che funziona un poco da pinna e dà maggiore capacità di spinta.
- Come si addestra?
E’ un percorso lungo. Soprattutto, sottolineo, si forma l’unità cinofila che comprende un conduttore ed il suo cane. Vengono addestrati insieme, il cane è di proprietà del conduttore e fanno squadra insieme. Parte poi un percorso importante che si chiama “Rieducazione-Educazione”, questo perché si devono raggiungere determinati standard addestrativi. La coppia passa poi alla formazione operativa in acqua dove vengono insegnate tutte le tecniche da utilizzare, anche innovative. Tra queste spicca anche l’intervento da elicottero in acqua rispetto a qualsiasi altro mezzo di soccorso. Cane e proprietario vengono perciò preparati per operare in acqua in qualsiasi condizione di pericolo. Al termine del percorso si sostiene l’esame per ottenere il brevetto della Scuola Italiana e si entra a far parte di questa squadra che opera in regime di volontariato di Protezione Civile.
- Come funziona un presidio di soccorso con l’unità cinofila?
Vengono stabiliti con i Comuni costieri e soprattutto con la Guardia Costiera, dalla quale in un certo senso dipendiamo perché si tratta di attività di soccorso. Quindi Comune e Guardia Costiera ci indicano la zona dove è necessario un maggiore controllo. Preciso che il presidio SICS non va a sostituire il normale presidio dei bagnini, noi andiamo a supportare dove ci sono le grandi spiagge libere e una sola postazione magari non riesce a controllare. Normalmente i presìdi vengono posti sulle spiagge pubbliche, trattandosi appunto di regime di volontariato pubblico. Lavorano massimo 4 coppie che presidiano le porzioni di spiaggia. Questo è molto importante perché il pattugliare ci permette di fare attività extra anche preventive.
- Tipo?
Ragazzi e bambini magari si avvicinano per accarezzare il cane e fare una foto e questo ci permette di relazionarci e magari invitare alla cautela se il mare quel giorno è mosso, ad esempio. Riusciamo quindi a dare informazioni per prevenire incidenti. La coppia diventa quindi un punto di riconoscimento per la spiaggia: questo è stato utile, ad esempio, quando dei bambini avevano perso i genitori. Si sono avvicinati vedendo il cane e, avendolo visto pattugliare nel corso della giornata, è stato riferimento per evitare spiacevoli episodi.
- Una bella realtà se si pensa che delle volte i cani sulle spiagge vengono accolti con un certo malcontento.
Sì, fortunatamente però devo dire che il sentimento è molto cambiato nel tempo. Attraverso le unità cinofile e la formazione di nuove generazioni si è riusciti a contribuire all’integrazione nella società del cane. Il fatto che le persone li vedano puliti, sereni e utili all’uomo è un biglietto da visita affinché sia amato e rispettato. Più andiamo avanti e più assume ruoli di supporto all’uomo. Questo spesso non viene detto. “Il cane è il migliore amico dell’uomo” può sembrare una banalità ma ogni giorno dimostra di diventarlo sempre di più. Tanti cani lavorano in ospedali, strutture per anziani: stanno dando un forte contributo nella società ma spesso viene dimenticato e non sottolineato.
- Anche sulle spiagge cilentane siamo abituati a vedere le postazioni delle unità cinofile.
Purtroppo nel Cilento e nello specifico a Palinuro quest’anno non ci sono realtà operative perché il Piano non è stato previsto, per ragioni probabilmente di natura burocratica, e quindi le unità cinofile sono state impiegate altrove. Negli anni precedenti le tre postazioni di Palinuro hanno rappresentato un punto di riferimento importantissimo e hanno effettuato salvataggi che sono balzati all’attenzione della stampa mondiale, ricordo anche l’interessamento della CNN. Indubbiamente ci dispiace, speriamo nel corso dell’estate di riuscire a fare almeno qualche giornata di pattugliamento nel Cilento!