“Il Pd ha abbandonato il Sud, ha scelto i cacicchi locali, come De Luca in Campania, che da 30 anni si distingue per il reclutamento di adepti di destra, di centro e di sinistra, andando oltre il metodo che aveva usato Silvio Gava per attrarre nella Dc i consiglieri monarchici di Napoli nel ’60, definiti da Giovannini sul Roma, ‘i puttani’, riducendo le istituzioni e il partito a una ibrida public company di famiglia che gestisce ogni cosa. Perché i segretari nazionali del Pd non hanno rilevato che i ‘puttani’ di De Luca aderiscono al suo sistema ma non al partito visto che le percentuali del Pd alle Politiche in Campania sono tra le più basse d’Italia? Perché non sono mai intervenuti per tutelare l’immagine del partito e per imporre il rispetto delle regole?”.
Se lo chiede oggi, con un articolo pubblicato sulle pagine di Repubblica, l’ex ministro e parlamentare del Psi, Carmelo Conte.
“Ci si aspettava che il Pd facesse un atto di coraggio almeno nella formazione delle liste, che dovrebbe essere l’atto fondante di una politica. Invece, ancora una volta, la segreteria nazionale si è piegata, anzi si è accordata con il cacicco: gli ha garantito una riserva assoluta di potere familiare nel Salernitano e in cambio ha ottenuto il via libera alla candidatura nelle liste campane di tre (su sei) personalità di altre regioni in collegi proporzionali sicuri, con buona pace del territorio e della grande Napoli” continua Conte.
“Stupisce perché Letta, che ha conosciuto da vicino De Luca, abbia consentito tutto questo. Evidentemente – continua l’ex ministro Conte – è meglio non disturbare De Luca nel suo podere campano, visto che reagisce duramente contro i suoi avversari. La conclusione è che: o il Pd cambia o tocca ai liberi e forti di don Sturzo svincolare la Campania dal deluchismo e fare di questa battaglia una bandiera del Sud. Non ci sono vie di mezzo”.