A distanza di alcuni giorni dalle elezioni politiche si è espresso il Presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, con un messaggio rivolto ai cittadini e un augurio all’Italia per il nuovo Governo.
“Avverto fra la nostra gente un clima di depressione, di ‘fine della storia’ – chiosa il Presidente – Credo sia indispensabile uscire subito da questo stato d’animo. Il colpo è stato duro, ma occorre reagire con forza. Chi si è stancato, stia a casa. Per chi vuole combattere è necessario guardare in faccia la realtà, con l’umiltà, il rigore, lo spirito autocritico necessariamente spietato, che ci è richiesto ora. Prima che un problema di uomini e di programmi, c’è un problema di relazioni umane. Nei nostri confronti è cresciuto un sentimento di insofferenza, di estraneità. Veniamo percepiti come un misto di presunzione, di supponenza e di inconcludenza. Il nostro linguaggio ha dimenticato le parole della gente normale, parliamo una lingua morta. Spesso, non ci ascoltano neanche. Offriamo, il più delle volte, un personale politico senza nessun legame con i territori, cresciuto nelle stanze ammuffite delle correnti o nei salotti pieni di luce e privi di aria. Non si vede gente che provenga dalla fatica e che conosca l’odore della terra bagnata o il rumore di una fabbrica o l’angoscia di una vita di povertà, di una bottega che chiude, di un lavoro che non arriva mai. Occorre scuotersi subito, non è finita la storia. E’ finita la vicenda di una forza politica, che non si è data una identità programmatica chiara e percepibile, e un modo di essere, di lavorare e di selezionare i suoi gruppi dirigenti sulla base del merito e della militanza. Dopo le elezioni, abbiamo davanti un problema politico enorme: è in gioco, ormai, il carattere di forza nazionale del PD. Il Sud è scomparso dal suo orizzonte da anni e anni. E in queste condizioni si rischia di diventare un partito meno che regionale, condannato all’ininfluenza”.
Un pensiero De Luca lo ha rivolto anche ad Enrico Letta, per il quale dice di aver “apprezzato la grande dignità personale e politica espressa. Bene un congresso rapido e quanto più aperto alla partecipazione popolare e non autoreferenziale. Occorrono chiarimenti di fondo. In questi anni, mi è capitato di segnalare innumerevoli volte le criticità, i vuoti programmatici, le degenerazioni della vita interna. Non ricordo, francamente, dirigenti che abbiano avuto il coraggio di parlare per tempo e con chiarezza. Ricordo solo gente politicamente corretta, e ben nascosta e mimetizzata”.
“Si dovrà parlare anche di tutto questo in una stagione politica che ci obbliga a un linguaggio di verità. Per il resto occorre avere fede e senso della storia. Con rispetto, attendiamo all’opera i vincitori delle elezioni. ‘Nihil dictu facilius’: nulla è più facile che parlare. Governare e decidere, sono altra cosa. E in ogni caso – conclude – auguri all’Italia“.