I risparmiatori italiani amano navigare nelle acque – più o meno tranquille – del mare di liquidità depositata in Banca sotto forma di conti correnti, depositi o altre forme pressoché disponibili.
Gli ultimi dati di Bankitalia evidenziano a fine 2018 uno stock di quasi 1.400 miliardi di euro, tra conti correnti, depositi e biglietti. Dal 2008, data simbolo della grande crisi, la massa di liquidità è aumentata di circa 300 miliardi di euro. Il trend è stato in costante crescita anche negli ultimi anni nonostante il clima sui mercati finanziari sia stato, tra alti e bassi, un po’ più accomodante (fatta eccezione per gli ultimi mesi del 2018).
Sono soprattutto i conti correnti a raccogliere tale flusso di denaro. Solo nel 2018 in Italia i conti bancari e postali hanno registrato un flusso di incremento dello stock di ben 20 miliardi di euro. Anche in altri Paesi le famiglie tengono una buona fetta della ricchezza liquida: se in Italia è poco oltre il 30%, in Francia è al 28% e in Spagna e Germania addirittura del 40%.
Nel pieno della crisi del 2008-2009 le Banche Centrali, avendo praticamente esaurito gli strumenti tradizionali di politica economica, furono costrette a fare quanto necessario (cit. “ready to do whatever it takes”) per fronteggiare il tracollo dei mercati e l’incombente implosione dell’economia reale. Dopo aver portato sotto zero i tassi di interesse, i banchieri centrali hanno operato massicce iniezioni di liquidità attraverso principalmente un programma di acquisto di titoli finanziari sul mercato (quantitative easing). Fu questa un’operazione di “emergenza” che però è ancora in corso ed è diventata il fattore distintivo che da anni guida i mercati finanziari.Comunque non bisogna dimenticare come sia fisiologico detenere una quota di liquidità per la vita quotidiana e per sana prudenza. Si tengono quindi i soldi sul conto per far fronte alle emergenze, anche se ora più che mai non è una soluzione efficiente, con i rendimenti dei depositi precipitati a zero (per non dire sotto zero). In questo la politica monetaria ha giocato un ruolo determinante.
La serie prolungata di politiche anticonvenzionali ha, di fatto, un po’ ribaltato le logiche di funzionamento del sistema finanziario. Con tassi sempre più sotto zero, in Europa si sta capovolgendo il rapporto tra creditori e debitori, dove chi desidera depositare i soldi sul conto corrente è costretto a pagare.
La politica monetaria non è materia per soli accademici o banchieri. Mai come oggi, nelle sue scelte così estreme, essa ha un impatto stravolgente sui risparmi, presenti e futuri, di milioni di famiglie e, dunque, sulla loro qualità di vita. Così come l’innovazione tecnologica ha rivoluzionato le abitudini di vita, spesa e consumo, ora i tassi zero o sotto zero sono destinati a cambiare la relazione di milioni di clienti con i propri conti correnti. Ciò induce a valutare alternative di impiego dei risparmi, almeno per una parte della liquidità non necessaria, ponderando comunque sempre i rischi.
Il risparmio va protetto dagli sbalzi d’umore dei mercati ma anche investito in modo tale che possa cogliere al meglio gli slanci dei mercati stessi nella consapevolezza che le alternative per parcheggiare la liquidità non mancano, anche se sempre meno allettanti. Una consapevolezza maggiore da parte di tutti è condizione fondamentale per non rinviare scelte da cui dipendono le condizioni di benessere di questa e delle prossime generazioni, a maggior ragione in un Paese come l’Italia che ha nel risparmio privato una miniera d’oro.
– Francesco Ingino – Ufficio Finanza Banca Monte Pruno –