I fondi pensione offrono ai propri iscritti un ampio ventaglio di possibilità. Tuttavia, prima di procedere all’adesione, è consigliata una minima alfabetizzazione previdenziale.
Qui si intende sintetizzare due aspetti rilevanti da tenere ben presente quando si sceglie di contribuire ad un fondo pensione: le possibilità di anticipazioni e il trattamento fiscale dei versamenti effettuati.
L’adesione ad un fondo pensione dura tutta la carriera lavorativa, durante la quale è possibile andare incontro a una serie di esigenze economiche che potrebbero rendere la contribuzione al fondo eccessivamente vincolate per il lavoratore. Per questo, la norma prevede che dopo otto anni di iscrizione al fondo pensione è possibile ottenere anticipazioni della propria posizione accumulata in determinati casi: fino al 75% di quanto accumulato fino a quel momento nel caso di gravi motivi di salute; fino al 75% di quanto accumulato nel caso di acquisto o ristrutturazione della prima casa; fino al 30% di quanto accumulato per ulteriori esigenze (senza giustificare la ragione dell’anticipazione). Queste finestre di anticipazione possono rivelarsi molto utili per affrontare fattispecie di spesa più o meno impreviste.
In merito al secondo aspetto, l’adesione ad un fondo pensione è una decisione fiscalmente incentivante: lo Stato incentiva i cittadini a compiere questa scelta offrendo loro un “premio fiscale“. I contributi volontari e quelli del datore di lavoro versati nel fondo pensione sono deducibili entro una soglia massima di 5.164,57 euro all’anno. Resta esclusa, invece, la quota di TFR versata. Tale agevolazione fa diminuire l’imposta che bisogna pagare in base al reddito percepito.
In aggiunta, per un lavoratore giovane, alla prima occupazione, il vantaggio fiscale è ancora maggiore: il limite di deducibilità ordinario – poste determinate condizioni – può essere superato di 2.582,29 euro, portando la deducibilità totale a 7.746,86 euro.
Altro vantaggio fiscale è relativo alla tassazione finale: quando si va in pensione, il prelievo fiscale su quanto si incassa dal fondo oscilla dal 15% al 9% in base agli anni di permanenza. L’aliquota, quindi, si riduce al crescere degli anni di partecipazione alla previdenza complementare: per i primi 15 anni l’aliquota è pari al 15%; dal sedicesimo anno si riduce di 0,30 punti percentuali per ogni anno di partecipazione fino ad un massimo di 6 punti percentuali. Con almeno 35 anni di partecipazione l’aliquota scende quindi al 9%. Pertanto, le forme di previdenza complementare sono assoggettate ad un’aliquota molto inferiore all’aliquota IRPEF, che oscilla dal 23% al 43%, che si applica al TFR. Una tassazione maggiore – pari al 20% per i redditi derivanti da titoli di Stato dei paesi OCSE (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) in cui il fondo investe e del 20% per il resto della gestione – è prevista sui rendimenti del fondo pensione per effetto della Legge di Stabilità del 2015.
– Francesco Ingino – Ufficio Finanza Banca Monte Pruno –