Un reato ogni due ore, 12 reati al giorno, per un totale di 4.277 reati accertati di illegalità ambientale, il 15,6% del totale nazionale, 3.265 persone denunciate e 22 arrestate, a cui si aggiungono 1.040 sequestri. Un affare gestito da 86 clan criminali. La Campania si conferma core business nazionale nel Rapporto Ecomafia 2016 di Legambiente. Il primato vale sia per il ciclo illegale del cemento che per quello dei rifiuti, un dizionario dell’ecocidio che si ripete da oltre 22 anni.
Un elenco di abusi, di cemento, di veleni, di territorio martoriato, di clan che fanno affari, che si conferma anche su base provinciale, dove la Campania detiene un primato tutt’altro che lusinghiero, annoverando le province di Napoli e Salerno tra le due più colpite per illegalità ambientale rispettivamente con 1.579 e 1.303 reati.
I numeri sono chiari: la Campania si conferma la regione dei record di illegalità ambientale, con un aumento del 15% rispetto lo scorso anno (erano 3725 gli illeciti ambientali). È questa l’istantanea impietosa di una regione da troppo tempo in balia dell’ecomafia e in generale della criminalità ambientale, che non è spiegata solo dalla Terra dei fuochi e dai suoi drammi, ma anche dai mille risvolti ecocriminali che in tutta la regione continuano a trovare uno dei territori d’elezione. “E’ urgente affiancare alla risposta giudiziaria una risposta che deve nascere dal tessuto imprenditoriale e sociale – ha commentato Michele Buonomo, presidente Legambiente Campania – e che deve essere accompagnata con forza dalle Istituzioni”.
Triste primato per la Campania anche sul fronte degli incendi: si registra il numero più alto di infrazioni, 894 (quasi il 20% sul totale nazionale), 22 denunce e 13 sequestri. Contando gli incendi sulla base della loro dislocazione provinciale, le più colpite, anche perchè aree particolarmente ricche di boschi e macchia mediterranea – risultano essere Salerno (421), quinta Avellino con 175 infrazioni e nona Benevento con 125 infrazioni.
“Abbiamo il dovere di ricostruire un equilibrio fra territorio e società, fra sviluppo e cultura, fra ambiente e diritti della persona”, ha commentato Pietro Grasso, Presidente del Senato, dal 2005 al 2012 Procuratore nazionale antimafia, che ha aperto la presentazione del rapporto.
– Filomena Chiappardo –