Tragedia nella casa circondariale di Fuorni dove un 29enne di origine albanese si è tolto la vita nella sua cella.
L’uomo era in carcere per reati comuni e la libertà sarebbe arrivata a settembre del 2023. Ad accorgersi di quanto accaduto sarebbero stati gli agenti della Polizia Penitenziaria, tutti i tentativi di rianimarlo sono stati inutili.
Nella giornata di ieri, a darne notizia è stato il segretario nazionale per la Campania del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziari (SAPPE) Emilio Fattorello che ha posto l’attenzione sui problemi sociali e umani nelle carceri. “Era da poco passata la mezzanotte quando il personale di Polizia Penitenziaria in servizio durante un giro di controllo ha rinvenuto il corpo del detenuto impiccato alle inferriate della finestra della cella. Ogni tentativo di rianimazione è stato vano. Il suicida era da solo nella cella e ciò ha facilitato il suo insano gesto. L’ evento ha lasciato tutti sgomenti sia il personale di Polizia che i detenuti. L’ ennesimo suicidio di un detenuto in carcere dimostra come i problemi sociali e umani permangono, nei penitenziari, al di là del calo delle presenze”.
Sulla vicenda è intervenuto anche il Garante per i Detenuti della Campania Samuele Ciambriello che ha sottolineato come “ogni crisi è una scommessa, ma questa al tempo del Covid non è stata colta dalla politica per avviare un processo di necessarie innovazioni, in termini di gestione, organizzazione ed inclusione sociale negli Istituti Penitenziari. La pandemia ha riportato alla luce non solo problematicità cronicizzate del pianeta carcere, ma soprattutto ha delineato nuove forme di incertezza, in termini di normative e in termini di diritti acquisiti dalle persone ristrette. Il giovane albanese che si è tolto la vita faceva regolarmente le videochiamate con il papà ed era ristretto nel reparto prima sezione, secondo piano. Lo scorso anno iniziarono delle proteste nelle carceri italiane dopo che erano state sospese visite, permessi, lavoro e relazioni con il mondo del volontariato. Abbiamo bisogno di interventi rapidi sul sistema carcere per ridurre ansia e solitudine, di migliorare i temi dalla salute, incrementare le misure alternative al carcere. Non si può continuare a morire di carcere ed in carcere”.