La consigliera regionale di Parità, Ivana Pipponzi, ha inviato al Presidente della Regione Basilicata, Vito Bardi, una lettera per aiutare le donne vittime di violenza che scelgono un percorso di autonomia.
“Le chiedo – afferma – che la Regione Basilicata impegni risorse proprie nel sostenere il reddito di libertà, alla stregua di quanto già fatto in altre Regioni; risorse che permetteranno di integrare in modo significativo quelle nazionali in calo. Quest’anno, infatti, i finanziamenti previsti a livello nazionale ammontano ad 1 milione e 850mila euro ed in attesa del riparto tra le Regioni, è evidente che ci troviamo di fronte ad una diminuzione drastica delle risorse in arrivo anche in Basilicata. Un taglio grave se pensiamo ai dati allarmanti e in crescita dei casi di violenza domestica e di genere che ci consegnano le cronache, confermati anche dai dati del Centro Antiviolenza ‘Telefono Donna’”.
“Pertanto – continua la Consigliera regionale di Parità – le Regioni nella loro autonomia di gestione dei fondi hanno il dovere di integrare le risorse in parola, così sostenendo concretamente le vittime di violenza di genere attraverso questo strumento così importante per accompagnare le donne nel loro percorso di uscita da questa condizione e nella riconquista di una propria libertà, in linea con quanto previsto con il Piano contro la violenza di genere. La mancanza di indipendenza economica, infatti, spesso costringere le donne a subire la violenza per periodi più lunghi. Il 60%, quota che sale al 69% se si considera la fascia tra i 18 e i 29 anni, pur inserito in percorsi protetti, non ha poi materialmente le sostanze necessarie per ricominciare a vivere. Molte donne non hanno un lavoro né un posto dove andare. A tal riguardo è auspicabile che la Regione Basilicata in sede di implementazione delle risorse per il reddito di libertà provveda anche a rimodulare l’importo dell’assegno attribuito alle vittime, allo stato oggettivamente risibile (400 euro al massimo per 12 mesi)”.
“L’atteso impegno della Regione Basilicata che si auspica divenga strutturale almeno fino alla programmazione 2027 – conclude Pipponzi – potrà così contribuire in modo sostanziale a dare una risposta concreta alle istanze”.