“Un problema di salute di proporzioni globali enormi”. Così viene definita la violenza contro le donne secondo il rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità dal titolo “Valutazione globale e regionale della violenza contro le donne: diffusione e conseguenze sulla salute degli abusi sessuali da parte di un partner intimo o da sconosciuti” (1).
Si tratta del primo studio che analizza i dati sulla diffusione, a livello mondiale, della violenza femminile inflitta dal proprio partner o da sconosciuti. Da questo studio, l’OMS ha proposto delle Linee guida per i vari Paesi al fine di migliorare l’approccio utilizzato dal proprio sistema sanitario per affrontare i vari casi di abuso. Lo scopo è lavorare tutti assieme per eliminare ogni forma di tolleranza verso la violenza contro le donne e per dare sostegno alle vittime. Dal rapporto emergono le conseguenze fisiche e psicologiche che hanno le vittime: oltre alla più tragica, ovvero la morte, si trovano lesioni, depressione, abuso di alcol, malattie sessualmente trasmissibili, gravidanze indesiderate e aborti. Tutti motivi per cui la professoressa C. Watts della London School of Hygiene & Tropical Medicine (che assieme alla South African Medical Research Council ha collaborato alla realizzazione del rapporto) ha affermato che si deve “urgentemente investire per prevenire e affrontare le cause di questa epidemia globale”.
Uno dei modi per affrontare questa emergenza è migliorare l’assistenza alle donne formando il personale medico. Dallo studio, infatti, è emerso che molte volte i sanitari non sono in grado di reagire in maniera adeguata alla richiesta delle vittime e per questo motivo le direttive mettono in rilievo l’importanza di insegnare al personale medico come riconoscere le donne che sono a rischio di subire violenze dal proprio partner e fornire la giusta assistenza.
E in Italia che misure sono state adottate? Il nostro sistema sanitario mette a disposizione delle donne italiane e straniere una rete di servizi sul territorio, ospedalieri e ambulatoriali, socio-sanitari e socio-assistenziali. Uno dei luoghi in cui è più frequente intercettare una vittima di violenza è senz’altro il Pronto Soccorso ed è per questo che il 24 novembre 2017 sono state adottate le “Linee Guida nazionali per le Aziende sanitarie e le Aziende ospedaliere in tema di soccorso e assistenza socio-sanitaria alle donne vittime di violenza” (2). L’obiettivo è “fornire un intervento adeguato e integrato nel trattamento delle conseguenze fisiche e psicologiche che la violenza maschile produce sulla salute della donna”.
Ma nella pratica, in cosa consiste? Si tratta di un percorso che deve garantire una tempestiva e adeguata presa in carico delle donne dal triage fino al loro accompagnamento o orientamento, se consenzienti, ai vari servizi presenti sul territorio al fine di “elaborare un progetto personalizzato di sostegno e di ascolto per la fuoriuscita dalla esperienza di violenza subita”. In questo percorso sono coinvolti anche i figli della donna.
Nelle indicazioni, tra l’altro, si legge che a meno che non sia necessario attribuire un codice di emergenza, alla donna deve essere riconosciuta comunque una codifica di urgenza relativa da garantire una visita medica tempestiva (con un tempo di attesa di massimo 20 minuti) e ridurre al minimo il rischio di ripensamenti o allontanamenti volontari. Dopo di che la donna dovrà essere accompagnata in un’area separata per assicurare protezione, sicurezza e riservatezza e mostrarle tutti i passaggi successivi che si possono fare, come ad esempio la possibilità di sporgere un’eventuale denuncia o querela, anche contattando direttamente le Forze dell’Ordine, mettere in contatto la donna con i centri antiviolenza del territorio, verificare la presenza di figli minori ed informarla dei propri obblighi di legge e delle conseguenze per i figli relative alla violenza.
Per quel che concerne il Vallo di Diano, in che modo è organizzato il Pronto Soccorso dell’ospedale di Polla? Ne abbiamo parlato con il Primario, il dottor Antonio Innac.
- Dottore, il Pronto Soccorso dell’ospedale di Polla come gestisce l’accoglienza delle donne vittime di violenza?
Nel corso dell’ultimo anno contrassegnato dall’emergenza pandemica da Covid-19, l’ISTAT ha fatto rilevare un aumento delle denunce ai numeri di pubblica utilità degli atti di violenza sulle donne e stalking del 79,5% rispetto all’anno precedente. L’aumento di tale fenomeno ha fatto sì che l’Asl Salerno (con numero di protocollo 122863 D.G. del 7/6/2021) ha condiviso il Protocollo operativo denominato “Percorso Rosa” per l’accoglienza alle vittime di violenza di genere in tutti i Pronto Soccorso dell’Asl Salerno. L’attuazione del Protocollo operativo del Percorso Rosa presso il Pronto Soccorso di Polla al momento riesce di difficile attuazione per i seguenti motivi: l’assenza di un locale idoneo dove trattare il Percorso Rosa (svolgere la visita medica e/o ginecologica, il colloquio psicologico/psichiatrico e così via); la cronica carenza di personale medico ed infermieristico presso il Pronto Soccorso e la difficoltà ad attuare il percorso psichiatrico/psicologico.
- Si è trovato a trattare casi di violenza o casi sospetti? Se sì, lei e gli altri operatori sanitari come avete agito?
Si, è successo. Per le vittime di violenza di genere che si sono presentate e si presentano al Pronto Soccorso, oltre alla visita ed alla prognosi viene inviato un referto all’Autorità Giudiziaria competente. In un secondo momento, le pazienti vengono invitate ad afferire al colloquio psichiatrico/psicologico presso il Dipartimento di Salute Mentale di Sant’Arsenio.
- Ritiene che ci sia qualcosa da migliorare o servizi da aggiungere e implementare nell’ambito del percorso di accettazione al Pronto Soccorso del “Luigi Curto” di donne vittime di violenza?
Per attuare il Protocollo operativo del Percorso Rosa, ritengo importante reperire un luogo all’interno del Pronto Soccorso dove la paziente vittima di violenza di genere possa essere assistita, dunque praticare una visita medica, eventuali esami e consulenze (ginecologica oltre al colloquio psicologico e psichiatrico) ma, purtroppo, questo al momento non è possibile presso il Presidio Ospedaliero di Polla.
- Che quadro emerge in base all’esperienza che ha? Sono aumentati i casi di violenza di genere?
Nell’ambito della mia attività lavorativa quotidiana devo rilevare che il Vallo di Diano è in linea con i dati Istat nazionali e quindi sì, sono aumentati, indipendentemente anche dello stato sociale.
- Da operatore sanitario, cosa si sente di consigliare alle donne vittime di violenza?
Da medico non posso che invitare le donne a denunciare ed a recarsi presso il Pronto Soccorso per sottoporsi al Percorso Rosa. La denuncia certificata dell’avvenuta violenza è l’unico modo per mettere con le spalle al muro i vigliacchi che operano violenza.
(1) – Global and regional estimates of violence against women
(2) – Gazzetta Ufficiale Serie Generale, n. 24 del 30 gennaio 2018
- Leggi anche: