Tantissimi studenti dell’Istituto di Istruzione Superiore “Pomponio Leto” hanno marciato questa mattina a Teggiano in onore delle vittime delle mafie, accompagnati da un ospite d’eccezione, don Marcello Cozzi, vicepresidente nazionale dell’associazione Libera.
Un lungo corteo partito dall’istituto scolastico, per attraversare Piazza San Cono e giungere davanti alla sede del Vescovado insieme al Dirigente scolastico Rocco Colombo, ai docenti, a don Andrea La Regina, di grande supporto per l’iniziativa, al sindaco Michele Di Candia, agli assessori Maddalena Chirico e Claudia Colitti, a Ilaria Tardugno della delegazione provinciale di Libera, al Maresciallo Francesco Pennisi, Comandante della locale Stazione dei Carabinieri, agli agenti del Comando di Polizia Municipale e al giovane Giuseppe Ferro, presidente della Consulta provinciale degli studenti.
Una marcia simbolica ma al contempo pregna di significato e dalla quale è emersa con forza la voglia di lottare contro ogni forma di criminalità e di sopruso, compreso il clientelismo, più volte citato da don Cozzi nel corso del suo accorato intervento davanti alla folta e giovane platea riunita in piazza.
“La lotta alle mafie – ha sottolineato don Andrea La Regina, sacerdote impegnato da sempre nella lotta al racket – non deve essere delegata soltanto ad alcuni, ma è una realtà che riguarda il popolo. Dovete sentirvi delle sentinelle che guardano al futuro“.
In mattinata il preside Colombo ha apposto la sua firma al patto che ufficialmente vede entrare il “Pomponio Leto” nel presidio di Libera del Vallo di Diano.
“C’è una parola che non dobbiamo mai usare ed è eroe – ha affermato don Cozzi – non abbiamo bisogno di persone da mettere sui piedistalli. Hanno dato la vita perché non hanno voluto fermarsi davanti a niente. Da qui nasce il nostro impegno, che deve mettere radici nella coerenza di chi è andato avanti pur conoscendo la rabbia delle mafie. Se vogliamo che questo impegno ci coinvolga non possiamo sempre dire che la mafia è dappertutto, perché questo vuol dire fare il gioco della criminalità“.
– Chiara Di Miele –