Sconcerto, dolore, rabbia: si riassume così, il giorno dopo, l’omicidio di Antonio Alexander Pascuzzo, il 18enne di Buonabitacolo ritrovato cadavere lungo il torrente Peglio.
La conclusione, tra le più tragiche, arriva dopo un lungo pomeriggio: Antonio, il peruviano arrivato in Italia lo scorso giugno, è stato ucciso con 7 fendenti inferti senza pietà al petto. Una situazione apparsa subito complessa appena giunta la notizia del ritrovamento: suicidio o omicidio? Voci, ipotesi appena sussurate, l’incredulità sul viso di una cittadinanza che si riversa subito sul luogo del ritrovamento, in quel posto conosciutissimo, croce e delizia dei buonabitacolesi: la piscina comunale, da anni oggetto di discussione e dove un giovane, poco più che adolescente, ha trovato la conclusione della sua breve vita.
“Chi ha fatto del male a mio figlio?” è l’urlo del padre al suo arrivo sul posto. Già, chi può volere male a un giovane, a detta di tutti tranquillo e sorridente? 18 anni, enormi occhi verdi significativi e il sogno di diventare elettricista. Da tutti ricordato in sella alla sua inseparabile bici dove sfrecciava per i vicoli del piccolo centro valdianese.
Tante le speranze che accompagnano la delicata vicenda di Antonio: un venerdì come tanti, ora di cena, una misteriosa telefonata e poi l’uscita da casa: “Torno subito, aspettami per cena” sono le ultime parole che Antonio rivolge a suo zio prima della scomparsa. Purtroppo a casa, non tornerà più: il padre, preoccupato, lo chiama 2 volte ma ben presto il telefonino risulterà spento. Avvistamenti, ricerche da parte dei Carabinieri e della Protezione Civile. Sono giorni di apprensione, dove tutti si mobilitano per trovare Antonio, ma le speranze diventano ormai vane dopo 9 giorni: il giovane peruviano è riverso nel torrente Peglio, privo di vita, semi occultato. Mistero sulla bicicletta, che, secondo indiscrezioni, sarebbe stata ritrovata nella palestra.
Tanti i misteri: una zona frequentata da giovani, amanti dello sport e per giunta battuta dai volontari negli ultimi giorni. Come può non essere stato notato il corpo del giovane? Troppe forzature nell’ipotesi della caduta accidentale o del suicidio. L’ultimo, flebile dubbio lo scioglie nella tarda serata il Procuratore Capo Vittorio Russo: “E’ un fatto gravissimo, si tratta di omicidio”.
Si aggiungono sempre più domande: Antonio è morto la sera della scomparsa? E’ stato portato lì dopo la morte? La zona, priva di videosorveglianza e illuminazione, lascia da subito presagire il coinvolgimento di qualcuno del posto. Un presagio che diventa certezza: un 18enne, Karol Lapenta, poche ore dopo, è fermato come indiziato e arrestato.
Dissidi, come avrebbe confessato il giovane Lapenta, legati ad una dose di marijuana che il giovane non avrebbe voluto cedergli. Una rabbia, che esplode nel peggiore dei modi, portandolo a macchiarsi del più grave dei crimini. Il giovane è stato ucciso con uno stiletto usato per disossare la carne, con una lama di circa 20 centimetri. Una pista, quella della droga, portata avanti da subito: Antonio, tempo fa, era stato sorpreso con 30 grammi di marijuana e aveva patteggiato 4 mesi.
“L’omicidio apre a riflessioni sconvolgenti – il commento del sindaco Guercio – bisogna intraprendere un’azione seria per i nostri giovani”.
La morte di un giovane, così violenta, spinge a riflettere, a interrogare e a ricercare un senso di una società sempre più buia: una vita che si spegne troppo presto toglie un po’ di futuro e di fiducia a tutti.
– Claudia Monaco –
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