“Il Dl sostegni calpesta i diritti dei consumatori, è incostituzionale nella parte in cui priva gli utenti del diritto ad ottenere i rimborsi loro spettanti e viola le norme comunitarie“. Lo afferma il Codacons, pronto a portare il decreto dinanzi alla Corte di Giustizia Europea dopo gli emendamenti approvati che allungano la durata dei voucher per viaggi, vacanze, palestre, concerti ed eventi.
“Con un colpo di spugna Governo e Parlamento hanno cancellato i diritti di milioni di cittadini che nel 2020 avevano speso soldi per eventi, viaggi o vacanze cancellati a causa del Covid – spiega il presidente Carlo Rienzi – Nel settore del turismo la durata dei voucher viene allungata a due anni, che diventano tre per i concerti e spettacoli dal vivo, mentre per le palestre i voucher dureranno 6 mesi dopo la fine dell’emergenza. Questo significa che ai cittadini che non possono o non vogliono più viaggiare o assistere a concerti ed eventi dal vivo viene negata la possibilità di ottenere il rimborso in denaro di quanto speso, con i loro diritti sacrificati dallo Stato in favore degli interessi economici di agenzie di viaggio, tour operator, palestre e organizzatori di concerti”.
Si pensi, come fa alcuni esempi il Codacons, a chi ha acquistato biglietti o soggiorni per andare ad un matrimonio o ad una tesi di laurea, ma non è potuto partire a causa delle restrizioni Covid e si ritrova in mano voucher per feste o eventi oramai già celebrati. O a chi aveva un biglietto aereo per andare a trovare un parente, nel frattempo deceduto per Covid. C’è poi il caso più assurdo di chi aveva biglietti aerei e soggiorni per assistere ad un concerto lontano da casa e si ritrova in mano tre voucher: uno della compagnia aerea, uno della struttura ricettiva e uno per lo spettacolo dal vivo.
“Una decisione che viola tutte le norme comunitarie, un abuso che non considera la situazione soggettiva dei cittadini impossibilitati a sfruttare il voucher e che porterà il Codacons a rivolgersi alla Corte Europea affinché bocci il decreto nella parte in cui cancella i diritti dei consumatori” conclude Rienzi.
– Chiara Di Miele –