Un funzionario della Regione Basilicata, Domenico Leccese, è stato condannato ad un anno e sei mesi con l’accusa di aver diffamato la giornalista e scrittrice lucana, Francesca Barra, moglie dell’attore Claudio Santamaria.
Ad annunciarlo è proprio la Barra, nota scrittrice e opinionista in diversi programmi televisivi. “Giustizia è stata fatta! – esulta la Barra – Il funzionario della Regione Basilicata Domenico Leccese è stato condannato per diffamazione a un anno e sei mesi, risarcimento dei danni nei miei confronti, di quelli di Marcello e Claudio e alla rimozione dei post diffamatori. Greta, bambini miei la vostra mamma e le persone che vi amano e che credono nella verità non hanno mollato. Credeteci sempre. Ora non ho molte parole perché piango per la fatica, la fatica, la fatica, la rabbia accumulata. Ma la dignità di questa battaglia, per tutti noi, meritava ogni nostro sforzo. Non mollate! Anche quando vi diranno che non ce la farete, che non raggiungerete i vostri obiettivi. Ho creduto in un mondo più onesto e giusto. Ho creduto in te Beatrice Galati, avvocato e donna straordinaria. E ho creduto in me, nel mio onore, nella mia famiglia sempre unita, nel valore della libertà. Quando mia figlia crescerà non dovrà più leggere quelle schifezze. O al massimo se ci sarà traccia, saprà che l’ho difesa senza arrendermi“.
Il funzionario della Regione aveva diffamato la giornalista attraverso post offensivi su Fb in merito a questioni private e sentimentali della Barra.
“Soprattutto dopo la sentenza di oggi, – scrive la Barra – mi chiedo come fece la Regione Basilicata ad archiviare il procedimento disciplinare nei confronti del suo dipendente Leccese che ha diffamato me, la mia famiglia, ma soprattutto una bambina. Forse perché ha preso in considerazione solo una parte del messaggio. Ma com’è stato possibile? Perché non hanno approfondito? Anche perché per anni ci ha perseguitati ancora sui social, anche forse per l’impunità ottenuta in Regione. Ha proseguito attaccando tutti, anche il mio lavoro, la mia dignità. Eppure, anche se un dipendente diffama non in orario di ufficio, dovrebbe mantenere un comportamento eticamente irreprensibile. Quantomeno non diffamare e non coinvolgere un minore. Giusto? Quindi chiedo alla Regione Basilicata una risposta“.
– Chiara Di Miele –