Quando si ripercorre la carriera del Maestro Enzo Polito non può mancare un intenso riferimento ai Pandemonium, il gruppo musicale di cui fece parte negli anni ’70 e grazie a cui collaborò con grandi artisti del calibro di Gigi Proietti. I Pandemonium nel 1979 parteciparono anche al Festival di Sanremo, portando in gara un brano dissacrante e provocatorio dal titolo “Tu fai schifo sempre”, ottenendo una notevole popolarità e vendendo migliaia di dischi. Alternando tra musica e teatro la propria attività, grazie ad una notevole professionalità oltre che ad una buona dose di ironia, occuparono uno spazio tutto personale nel panorama dello spettacolo italiano che li portò a frequenti collaborazioni con prestigiosi artisti come Renato Rascel e Gino Bramieri.
Il gruppo nacque da un’idea del cantautore, attore e scrittore salernitano Gianni Mauro, che oggi ad Ondanews ricorda con profonda commozione l’amico e collega Enzo.
- Gianni, il Maestro Polito ci ha purtroppo lasciati…
La notizia della morte di Enzo mi ha totalmente distrutto, sono sconvolto. Con lui ci conosciamo dal 1977, siamo rimasti legati anche dopo la sua uscita dai Pandemonium. Il rapporto con Enzo e la sua famiglia è rimasto sempre molto forte. Ci sentivamo, ci siamo scritti fino a pochi giorni fa, non potevo immaginare di ricevere oggi la notizia della sua morte.
- Quali ricordi ti legano maggiormente a lui?
Sono talmente tanti. In un periodo della mia vita io e lui stavamo sempre insieme. Io sono di Salerno e viaggiavamo insieme quando Enzo faceva la spola tra Roma e il Vallo di Diano, così gli chiedevo di accompagnarmi a Salerno per salutare i miei genitori. Io sono un pazzoide simpatico e lui era come me. Ridevamo sempre, prendevamo in giro tutti, tutto ci sembrava buffo. Abbiamo affrontato sempre la vita in chiave ironica, paradossale. Con lui e la moglie avevo davvero un rapporto forte. Conoscevo sua suocera, ormai nota come nonna Rosetta, i figli di Enzo erano amici dei miei figli e sua moglie Rirò era amica di mia moglie nel periodo in cui lui ha vissuto a Mentana, dove io tuttora abito.
- Cosa ti rimarrà di lui dopo tutti questi anni di amicizia e collaborazione?
Mi rimarranno la sua simpatia, la forte empatia che c’era tra noi. Bastava uno sguardo o un sorriso e ci intendevamo in un attimo. Si rideva sempre, anche di recente lo abbiamo fatto. Negli ultimi tempi ho scritto un libro che si chiama “Sono un premio No-bel. Faccio schifo sempre d’a matina ‘a sera”. Enzo era ricoverato in ospedale quando io ho presentato il libro a Salerno e così ha mandato al suo posto un medico che mi ha detto: “Enzo sarebbe molto felice di avere il suo libro”. Io glielo mandai subito e lui dopo mi scrisse un sacco di complimenti, anche perchè in quel libro racconto la storia del nostro gruppo. Di lui mi resteranno soprattutto l’umiltà, l’autenticità, la semplicità. Questo è un mondo balordo in cui basta poco per montarsi la testa ma noi, nonostante abbiamo collaborato con tanti grandi artisti, abbiamo fatto televisione e teatro insieme, non abbiamo mai perso di vista alcuni valori. Enzo, soprattutto, non ha mai perso di vista il luogo in cui era nato e le cose semplici della vita. Anch’io sono rimasto con i piedi per terra, non dimenticando i valori importanti della vita, la famiglia, gli amici cari. Enzo era come me, per lui la cosa più importante era la famiglia. Quando sei un semplice ti rendi conto che stai facendo il tuo lavoro, ma che è come un qualsiasi altro lavoro e quindi non serve montarsi la testa. Gli ho voluto molto bene ed era un bene ricambiato. Siamo stati come fratelli in quegli anni.
- Articoli correlati:
Scomparsa di Enzo Polito. Il ricordo dell’amico di sempre Don Backy:”Per me era un fratello”
Lutto nel mondo della musica e dello spettacolo per la scomparsa del Maestro Enzo Polito