Avrà a tutti gli effetti una nuova identità la detenuta del carcere di Fuorni che con la sentenza del Giudice ha ottenuto ciò che desiderava fin da bambina: cambiare sesso per diventare un uomo.
La detenuta è stata difesa e sostenuta dall’avvocato Mariagrazia Rosamilia: “La richiesta per il cambio del sesso è stata fatta il 29 dicembre del 2020 al Tribunale di Napoli nord – spiega la legale rappresentante – città in cui la detenuta risiede. Allora la donna, detenuta nella Casa Circondariale femminile di Napoli dove si era unita civilmente con un’altra donna, aveva espresso la sua volontà di cambiare nome, sesso e di sciogliere l’unione civile”.
Nel frattempo la detenuta è stata trasferita presso il carcere di Fuorni ed ha iniziato a seguire le cure ormonali necessarie alla transizione per diventare uomo: “E’ stato un percorso complicato – prosegue Rosamilia -. La struttura carceraria ha dovuto sostenere la volontà della donna ed accompagnarla a Napoli dove le sono state somministrate le cure ormonali di cui aveva bisogno, necessarie, tra l’altro, anche per dimostrare al Giudice la sua ferma volontà di diventare uomo”.
Con la sentenza, dunque, arrivata dopo un’accurata valutazione della documentazione sanitaria in cui vengono descritte le cure seguite, anche psicologicamente, l’unione civile è stata sciolta e la detenuta è diventata un uomo a tutti gli effetti: ha cambiato nome (ha scelto di chiamarsi Angelo) e sesso all’anagrafe e sono stati autorizzati gli interventi chirurgici necessari ad assumere i tratti maschili, come la rimozione dei seni.
“In futuro, se vorrà, Angelo potrà unirsi in matrimonio con una donna poiché è un uomo a tutti gli effetti – sottolinea l’avvocato -. Per quanto riguarda il carcere, invece, verrà probabilmente trasferito quando la sentenza non sarà più impugnabile, ovvero dopo sei mesi. A mio avviso andrebbe trasferito poiché con la decisione del Giudice, che ha effetto immediato, attualmente è un uomo. Si tratta di una sentenza importante perché il cambio sesso per un detenuto, soprattutto se facciamo riferimento al carcere di Salerno, non è poi così frequente“.