Crimini, danni ambientali, mafie nel Vallo di Diano costituiscono il tema attorno cui si è discusso questa mattina a Sala Consilina, nel Polo Culturale Cappuccini. L’evento organizzato dal collettivo R.E.S.T.A. ha visto la presenza di illustri relatori, giornalisti che realizzano inchieste e del Procuratore DDA di Potenza Francesco Curcio.
Si è cercato di scattare una fotografia del territorio, capendo quali sono le mafie più presenti, quanto incide il riciclaggio sull’economia e qual è lo stato di salute in cui versa il Vallo di Diano. Sono queste le sollecitazioni avanzate agli ospiti da Sara Manisera, giornalista indipendente e moderatrice del primo panel dell’incontro. “Questo convegno è un punto di partenza e non di arrivo”, ci tengono a precisare gli organizzatori.
Interpellato, il Procuratore Curcio ha disegnato un quadro delle dinamiche territoriali ed economiche in cui si inserisce la criminalità.
“Parlando di mafia bisogna fare dei distinguo. La struttura mafiosa si caratterizza per il metodo, ovvero esercitare violenza e minacce per intimidire il concorrente. I mafiosi entrano nelle attività legali e le inquinano. Inquinano quindi l’economia, la politica e la società civile. Nel Vallo di Diano non esiste questo tipo di mafia, ma non vuol dire che non vi sia una presenza criminale molto intensa e alcuni clan reputano vantaggioso operare nel Vallo di Diano – afferma il Procuratore – Bisogna stare attenti alla presenza di organizzazioni mafiose che vengono da fuori, ma esistono anche presenze criminali autoctone, locali, estremamente pericolose. Quali sono queste organizzazioni non mafiose ma pericolose? Quelle che forniscono un servizio illegale, come ad esempio il consumo di stupefacenti”.
Il Procuratore Curcio è entrato poi nel vivo della discussione, citando le diverse inchieste per inquinamento che interessano il Vallo di Diano.
“Per quanto riguarda il fenomeno del traffico di rifiuti dico che in passato il Vallo di Diano è stato discarica di rifiuti velenosi. Oggi invece si assiste ad un fenomeno diverso: all’interno dei poli industriali c’è chi vuole prendere la scorciatoia per smaltire i rifiuti perché economicamente più conveniente. Ci sono fortissimi segnali di inquinamento ambientale. Nel corso del tempo abbiamo individuato solo alcuni siti dove sono stati interrati i rifiuti, altri sono difficili da raggiungere dopo tanto tempo. Ciò vuol dire che qui si è dormito per molto tempo: non sono stati fatti i controlli adeguati ai mezzi in movimento e sono poche le Forze dell’Ordine. Per questo, assieme alle amministrazioni comunali, abbiamo sollecitato l’apertura di un Commissariato di Polizia nel Vallo di Diano. Questa non deve essere la terra di nessuno. Dove c’è la possibilità di investire, come in questa zona, la criminalità si fa avanti. Sottolineo che le scelte personali possono determinare un cambiamento positivo, quindi massima attenzione su questi temi da parte di tutta la popolazione”.
Un focus è stato fatto anche sull’importanza del giornalismo, specialmente quello di inchiesta, riconosciuto come alleato anche dal Procuratore Curcio. “Noi abbiamo potuto iniziare l’inchiesta sul traffico di rifiuti da Polla alla Tunisia grazie ai giornalisti che l’hanno portato alla ribalta, mentre la Regione Campania che doveva segnalare non l’ha fatto – chiosa il Procuratore Curcio – Sulla tutela dell’’ambiente non dobbiamo lasciarci prendere in giro dalle pubblicità che parlano bene, tipo quella dell’Eni. Infatti, a suo carico è in corso un procedimento per disastro ambientale nella Val D’Agri. Tutto il petrolio estratto in Val D’Agri finisce in alcuni serbatoi che devono essere composti, alla base, da due fondi. Abbiamo verificato che così non è. La conseguenza è stato l’inquinamento della falda del Pertusillo in cui sono arrivate 500 tonnellate di greggio. Inoltre, abbiamo appurato che non era stata fatta la manutenzione perché rappresenta un costo. Vedremo come finirà il procedimento in corso”.
Hanno portato la testimonianza del proprio impegno a favore della trasparenza e della lotta alla criminalità Thomas Aureliano, docente di geopolitica all’Università degli Studi di Milano che ha cercato di comprendere come si mobilita la società civile rispetto ai danni ambientali. “Questo convegno è già un risultato storico in termini di mobilitazione sociale – afferma – Vivete in un territorio cerniera che richiama l’interesse della criminalità organizzata. Indubbiamente la chiusura del Tribunale di Sala Consilina ha portato delle conseguenze. L’inchiesta Chernobyl del 2006 ha fatto emergere lo sversamento di rifiuti. Qual è l’entità del danno ambientale? Dalle interviste che ho raccolto è venuto fuori che c’è almeno un tumore in ogni famiglia. È fondamentale che si aggiorni il registro di tumori in provincia di Salerno, fermo al 2009. Dopo le inchieste Shamar e Oro Nero, il collettivo RESTA ha sollecitato Arpac a fare delle analisi da cui è risultata la presenza di idrocarburi e mercurio nelle acque. Dunque, bisogna vigilare e sollecitare la politica al controllo, alla verifica, alle analisi del terreno”.
Nel corso del convegno più voci hanno invitato la platea, composta da un centinaio di studenti, ad avere consapevolezza di essere comunità, ad essere compatti.
Un’altra giornalista di inchiesta, Cecilia Anesi di IrpiMedia, ha raccontato la sua ricerca tesa ad approfondire la crisi dello smaltimento dei rifiuti in Campania. “L’invito che rivolgo a voi giovani soprattutto – afferma – è quello di essere sentinelle del proprio territorio”.
Impegnato in diverse inchieste in Calabria e Basilicata Claudio Cordova, giornalista e direttore de Il Dispaccio, ha descritto certe zone inquinate dalla criminalità come “territori a perdere” e “laboratori criminali”.
“La vera ricchezza delle mafie sono le relazioni. Senza medici, imprenditori, avvocati, membri delle istituzioni le mafie sarebbero rimaste delle bande armate – spiega Cordova – Come si contrasta il fenomeno di cattive relazioni? Con quelle buone ovvero con facendo comunità, creando rete. Uno dei tanti problemi è il negazionismo delle mafie. A me dicevano che se raccontavo di navi cariche di rifiuti in Calabria, i turisti non sarebbero venuti a fare il bagno d’estate. Non mi sono fatto intimorire. Ricordate, il primo passo per essere cittadini consapevoli è conoscere le realtà”.
In collegamento è intervenuto anche Nello Trocchia, giornalista. inoltre, è stato offerto un focus medico sui danni ambientali da parte dei professionisti Gennaro Avallone, professore dell’Università degli studi di Salerno, Lucia Fazzo, Istituto Superiore di Sanità, Antonio Marfella, tossicologo e oncologo, Paolo Fierro – Medicina Democratica.