Fatima Sarnicola è una giovane di origini lituane ma adottata da una famiglia di Agropoli, dopo aver vissuto la dolorosa esperienza dell’orfanotrofio a partire dai 2 anni di età. Una volta in Italia e ormai adulta Fatima, attraverso TikTok, ha ben pensato di raccontare la sua esperienza di infanzia sui social, raccogliendo intorno a sè altri giovani con storie di adozione alle spalle e delicate testimonianze di vite diverse ma tutte accomunate dalla sofferenza di essere stati abbandonati dai genitori naturali.
- Fatima, raccontaci la tua storia. Quando sei stata adottata e da quanto tempo vivi ad Agropoli?
Sono stata abbandonata quando avevo 2 anni e poi ho vissuto in un istituto di Kuršėnai. Sono stata adottata nel 2006 insieme a mia sorella, che aveva gravi problemi di salute. I miei genitori adottivi non si sono spaventati di prendere con sè due bambine, tra cui me che ero già grandicella. Degli anni in Lituania io ricordo tutto, nonostante si dica che le menti dei piccoli non possano memorizzare. Ricordo l’ambiente in cui vivevo prima di essere mandata in istituto. Eravamo io e mia madre, che aveva avuto tanti figli da padri diversi. Qualche giorno fa sono stata trovata sui social e contattata da un mio fratello biologico che attualmente vive con lei. Lui mi ha raccontato la verità, e cioè che mia madre non poteva tenermi in casa e per questo mi hanno affidata ad un istituto. E’ stato anche un modo per difendermi dalle violenze di mio padre, anche se io non so se tutta questa storia sia vera.
- Quindi tu oggi non hai alcun contatto con la tua madre biologica in Lituania?
No, nessun contatto. Un’altra mia sorella biologica mi ha contattata e mi ha detto che mia madre sta bene, ma che non vuole sapere nulla di me e degli altri figli dati in adozione. Di mio padre conosco nome e cognome, ma non si è mai fatto vivo. So che la vita di quella famiglia è sempre stata la stessa e che anche altri fratellini nati successivamente sono stati dati in adozione come me e mia sorella Anna, che siamo state adottate insieme ad Agropoli.
- Cosa ricordi, invece, del periodo vissuto in orfanotrofio?
Ricordo il mio malessere. Inizialmente sono stata in un istituto per neonati, poi a 4 anni sono stata spostata in un’altra struttura in cui c’erano ragazze fino a 18 anni. In camera ero insieme a ragazze adolescenti. Ricordo che c’era una di loro incinta, con una pancia che diventava sempre più grande e che poi è stata cacciata dall’orfanotrofio e di lei non si è saputo più niente.
- Quando e come hai deciso di raccontare la tua storia personale?
E’ stata una cosa molto spontanea, perchè ho iniziato a raccontare di me tramite TikTok. Poi ho notato la curiosità delle persone e ho pensato che sarebbe stato utile sensibilizzare sulla tematica. Ne parlo dal 2020, anche se ci sono stati momenti in cui ho mollato perchè non ero pronta, mentalmente e fisicamente, ad affrontare il confronto. Ma la mia famiglia adottiva mi ha sostenuto, mi ha spinto a non dare retta a chi diceva di non credere alla mia vicenda.
- E’ così che sei riuscita a raccogliere le storie di altri giovani adottati?
Ho aperto un gruppo Telegram con oltre 140 ragazzi adottati e così ho pensato che anche i loro racconti dovessero essere conosciuti. Da questo è nato il podcast disponibile su tutte le piattaforme di musica dove mensilmente racconto le loro storie. Molte sono anonime, altre con nome e cognome. Un ragazzo, ad esempio, grazie al podcast è riuscito a ritrovare i suoi genitori e i suoi fratelli. Sto pensando di dare vita al primo giornale italiano sull’adozione, con un team di professionisti del campo, tra cui psicologici ma anche ragazzi adottati e genitori adottivi. Questo è il mio obiettivo che dovrebbe prendere il via a settembre/ottobre.