“Prof, ma lei si offende quando dicono cose brutte del Sud?”
Inizia così il racconto di una delle tante insegnanti che ha fatto la valigia con la “Buona Scuola”, la riforma di luglio che tenta di riordinare il sistema nazionale di istruzione a cominciare dalle assunzioni dei precari.
Oggi sono in molti a insegnare a tanti chilometri di distanza da casa propria, portando con sé la speranza di un incarico di ruolo vicino nei prossimi anni. Dei 700 insegnanti del salernitano che sono partiti è toccato a Paola Potignano, di Teggiano, rispondere alla curiosità dello studente bresciano.
“Anche del Nord si racconta di gente fredda e chiusa, mentre io ho trovato tanta gentilezza e disponibilità” ha affermato Paola. Tra le 100 province scelte, inoltrando domanda entro il 14 agosto, le è toccato partire alla volta di una scuola media della provincia di Brescia.
- D – Un commento a caldo sulla riforma e l’inevitabile malessere che ha creato
R – La scelta di partire è stata sofferta e dolorosa, per me come per tutti i colleghi e colleghe nella mia situazione. Purtroppo non c’è stata molta scelta, chi è entrato da concorso non ha avuto l’opportunità neppure della supplenza al 30 giugno, per cui o partenza o nulla. Nella scuola che mi è stata assegnata sono stata accolta con entusiasmo e comprensione. Bellissime persone, corrette e professionali, dai colleghi alla brillante dirigente, ma non è la Lombardia la regione che ho scelto quando ho fatto il concorso a cattedra. Capisco le scelte politiche, ma ora auspico un equilibrato e giusto piano di mobilità che guardi con attenzione agli assunti in fase B, in quanto sono stati i più penalizzati.
D – Ci racconti i tuoi primi giorni di scuola?
R – Il giorno della scelta della sede all’AT di Brescia, all’ufficio scolastico c’erano oltre 600 posti, poco meno di 150 assunzioni e tra gli assunti molti con richieste di aspettativa per lavoro, maternità o altro. Qualcosa non ha funzionato evidentemente. Anche se ho iniziato da pochi giorni la scuola mi piace molto: ha aule spaziose, attrezzate di lim ed è attenta alle progettazioni innovative con una preside in gamba
D – Porti a casa una vittoria sul piano lavorativo con un sacrificio sul piano personale
R – Ho vinto, ma non sempre le vittorie si accompagnano ai brindisi, passerà e soprattutto “panta rei”, che è anche il nome dell’associazione di idonei che ha lottato per essere riconosciuti vincitori. I miei figli conoscono i sacrifici, per questo mi spingono a lottare ancora.
D – Qualcosa che salvi della “Buona Scuola”?
R – Nella riforma c’è di buono il tentativo della stabilizzazione e la riduzione del precariato, solo che non puoi ridurre il precariato “eliminando”le persone. La riforma, infatti, prevede la cancellazione definitiva dalle graduatorie per i rinunciatari.
– Tania Tamburro –
E’ vero partire per andare a lavorare al Nord e’ una decisione molto sofferta, ma 20 Anni fa la buona scuola non esisteva e ppure io e tante altre colleghe abbiamo fatto le valige e siamo partite senza molto clamore e con le lacrime agli occhi e la tristezza nel cuore, animate solo di tanto coraggio.forza e coraggio anche a voi neo assunti della buona scuola.
Ciao e Forza Paolè!!!
“Sistemarsi” definitivamente anche se a 900 Km di distanza è il male minore, sarà comunque una bella esperienza e ancora migliore lo sarebbe quando si è più giovani, per quanto mi riguarda in Lombardia ho conosciuto persone splendide e sopratutto rispettose delle regole, cosa che “noi” non sempre …………………..
ma quante storie, cosa dovevano dire quelli che partivano con i bastimenti….