Quella di Angelo Ricciardone, giovane fisico di Sassano, è una storia fatta di impegno e passione. Un lungo percorso professionale che parte dal Vallo di Diano per giungere fino in Norvegia, dove attualmente Angelo fa il ricercatore presso l’Università di Stavanger. Figlio di un ex ferroviere in pensione e di una casalinga, Angelo ha prima conseguito la laurea triennale in Fisica e Tecnologie avanzate all’Università di Siena e in seguito la laurea magistrale in Fisica, con indirizzo teorico, e il dottorato in Cosmologia presso l’Ateneo di Padova. Da un anno e mezzo il Fisico sassanese ha esportato le sue capacità in Norvegia, entrando in quella folta schiera di cervelli italiani prestati all’estero.
- Angelo, in cosa consiste precisamente il lavoro che svolgi presso l’Università di Stavanger in Norvegia?
“Sto svolgendo un periodo post dottorato. Ho un contratto di ricerca per portare avanti i miei studi nel campo della Cosmologia. In particolare mi occupo di modelli primordiali di evoluzione dell’universo e relative predizioni. Giusto per dare un’idea, studio cosa è accaduto subito dopo il Big Bang e cerco di predire quali sono gli effetti che si possono osservare oggi. Inoltre da pochi mesi lavoro anche sulle onde gravitazionali, che rappresentano praticamente delle increspature dello spazio-tempo, simili a quelle che vediamo quando lanciamo un sasso in uno stagno. Le onde gravitazionali, predizioni della Relatività Generale di Albert Einstein, sono di fondamentale importanza per capire come ha avuto origine l’universo e per capire il comportamento di alcuni corpi celesti come i buchi neri ad esempio. Faccio parte della missione eLISA, un satellite che andrà in orbita tra un po’ di anni per la ricerca di onde gravitazionali”.
- Se al momento vivi e lavori nel Nord Europa è perché l’Italia non offre le giuste occasioni o per una tua scelta professionale personale?
“Purtroppo in Italia le borse di ricerca post dottorato non sono molte e il mio settore di ricerca ‘richiede’ che tu vada all’estero ad approfondire e specializzarti ancora di più. Sinceramente quando alcuni mi chiedono se è una scelta o una necessità io rispondo dicendo ‘entrambi’. Non posso negare che in Italia i fondi stanziati per la ricerca sono sempre meno ed è quasi impossibile per un gruppo di ricerca offrire molte borse di ricerca però allo stesso tempo ritengo che un’esperienza all’estero, in altri gruppi di ricerca, possa arricchire il proprio bagaglio culturale. La ricerca richiede collaborazioni e queste si possono stabilire solo viaggiando e interagendo con altri gruppi in varie parti del mondo. Di solito si punta ad andare sempre nei posti dove ci si può arricchire interagendo con persone che hanno una maggiore conoscenza del tuo tema di ricerca”.
- Come ti vedi nel tuo futuro prossimo di astrofisico? Realizzato ma lontano da casa o rientrato in Italia senza rimorsi?
“Il mio, più che lavoro, lo definirei una passione e come tutte le passioni spero di non dover smettere mai. Il mio sogno sarebbe quello di poter un giorno continuare a fare questo lavoro in Italia dopo aver acquisito le giuste conoscenze all’estero. Mi piace sempre sottolineare che nonostante tutti i tagli e le continue mortificazioni che subiamo, la Ricerca e l’Università italiana vantano oggi risultati di grande valore internazionale. E quindi prima o poi vorrei contribuire anche io a questi risultati perché ritengo che sarebbe un segnale di riconoscenza per l’Italia e per tutti quelli che hanno creduto in me”.
– Chiara Di Miele –