“Di cosa è fatto l’universo? Di cosa è composta la materia?”. Questi gli interrogativi che si pone il CERN, il Centro di Ricerca Internazionale sulla fisica delle particelle fondato nel 1954 tra la Svizzera e la Francia, nella periferia della città di Ginevra. Prima ancora di definire le risposte, diversi team di ricerca valutano gli impatti socio-economici che tali scoperte potrebbero avere sulla società in termini di sviluppo della conoscenza. A contribuire all’analisi e alla raccolta dei dati c’è Francesco Giffoni, 38enne di Sanza che da 5 anni collabora con il CERN.
Francesco ha iniziato il suo percorso di studi a Roma conseguendo la laurea in Economia Politica alla Sapienza, poi ha proseguito nello stesso Ateneo con un Master in Economia Pubblica prima di approdare all’Erasmus School of Economics a Rotterdam dove ha affrontato Economia dei Trasporti ed Economia Urbana. Successivamente ha ottenuto il Dottorato di Ricerca in Politica economica alla Sapienza ma, ancora avido di conoscenza, ha frequentato diversi corsi di specializzazione in giro per l’Europa.
“Ho scelto questo campo per dare un contributo al miglioramento delle cose economiche e sociali. Al primo anno di Università non ne ero consapevole, ma oggi sì – afferma Francesco –. Grazie al lavoro che svolgo col CERN ho capito quanto siano importanti la curiosità e la generosità, intesa quest’ultima in termini di condivisione del sapere”.
Francesco attraverso il Centro Studi Indipendente (CSIL – Centre for Industrial Studies) di Milano lavora al CERN con un team internazionale con cui valuta gli impatti socio-economici determinati dalle politiche sociali europee nel territorio in cui vengono implementate. L’area di analisi può essere una regione, un insieme di regioni o un Paese. Nel 90% dei casi, le analisi riguardano le politiche pubbliche cofinanziate e disegnate dalla Commissione Europea, Parlamento Europeo o dalla Banca Europea degli Investimenti.
Attualmente Francesco si occupa di valutare misure di politiche industriali, quindi lo sviluppo tecnologico rivolto alle imprese e l’impatto delle grandi infrastrutture, quindi impianti eolici, ferrovie, metropolitane, ponti: “Per grandi progetti si intende quelli oltre i 50 milioni di euro. Personalmente ho seguito in Italia gli impatti della metropolitana di Napoli (tratta Vanvitelli-Garibaldi) e quelli della misura Sabatini, destinata alle piccole medie imprese”.
Oggi il 38enne sanzese fa parte del team del progetto avveniristico FCC – Future Circular Collidere, cioè il gruppo di esperti economisti, ingegneri e fisici che valutano gli impatti di quella che sarà una macchina lunga 100km per far scontrare le particelle più piccole di un atomo in maniera ancora più veloce rispetto all’acceleratore che è già in azione. Si fa riferimento ad un tunnel lungo 27 km che si trova a 100 metri di profondità tra la Francia e la Svizzera che ha lo scopo di accelerare le particelle alla velocità della luce, farle scontrare e dalla collisione cercano di capire quali altre particelle minuscole esistono ovvero di cosa è formata la materia. Il tunnel di 100 km sarà costruito nei prossimi due decenni e opererà fino al 2060/2065.
“Il FCC vuol dire spingersi oltre – spiega -. Sto valutando gli impatti che avrebbe il nuovo acceleratore e ogni due mesi mi reco in sede a Ginevra per relazionare sugli studi fatti. I dirigenti del progetto utilizzano i dati raccolti per esplicare ai Paesi coinvolti cosa comporta in termini sia fisici che sociali costruire questo tunnel. L’aspetto più interessante è che non esiste ancora la tecnologia adatta ad implementare una tale struttura; quindi 80 Paesi hanno messo in campo le menti migliori per crearla. Questo dimostra che il CERN favorisce la ricerca tecnologica”.
Oltre agli aspetti afferenti al campo lavorativo, Francesco ci ha raccontato cosa ha ricevuto in termini umani frequentando l’ambiente internazionale del CERN: “Sin dalle prime volte che sono stato lì, mi ha sbalordito l’ambiente della ‘Cafeteria’, ovvero una zona pranzo self service. E’ un posto incredibile! Mentre mangi la tua zuppa ti trovi seduto accanto ad uno scienziato tra i più importanti del mondo, vestito con una maglia strappata o con le ciabatte ai piedi. Puoi vedere un premio Nobel che parla di fisica con l’ultimo studente arrivato. Lì si riscontra un azzeramento dei ruoli: non importa chi sei, da dove vieni, impari ad apprezzare qualsiasi persona senza alcun tipo di pregiudizio. Per me è la lezione più importante. L’altro insegnamento è che l’istruzione, la perseveranza, il talento, abbinati alla generosità e alla curiosità funzionano meglio. Anche al CERN sono generosi: tutto quello che viene scoperto è condiviso con tutti gli scienziati del mondo. E’ una loro policy, non viene brevettato nulla, si tratta di un evento molto raro nel campo della ricerca, basti pensare al funzionamento nel campo della medicina. Tutti possono usufruire liberamente di una scoperta. Per me è qualcosa di grandioso. Interazione, integrazione, cooperazione, tra differenti culture, competenze e persone è una ricchezza dal valore inestimabile. Ognuno dovrebbe investire su questi valori”.
Il CERN è nato nel 1954 e con il fine della conoscenza è stato in grado di riunire i Paesi che erano in guerra tra di loro. Svolge attività di divulgazione scientifica ospitando studenti di scuole secondarie di primo e secondo grado provenienti da tutto il mondo.