Grazie al programma televisivo Drag Race Italia, format italiano dell’americano RuPaul’s Drag Race, l’arte della trasformazione è entrata nelle nostre case, ma spesso non ha chiarito le motivazioni che portano un ragazzo ad esibirsi in abiti femminili e a volte si rischia di semplificare etichettando le Drag Queen come fenomeno carnevalesco.
La Drag Queen, invece, è un uomo che si esibisce in spettacoli di varietà travestito da donna, sfoggiando un trucco e un abbigliamento volutamente appariscenti, improntati a un’idea di femminilità eccessiva e talvolta parodica. Ma qual è l’elemento saliente che spinge a farlo?
Ne abbiamo parlato con Paolo Cataldo, in arte Thalia Ora, 33enne di Sapri che vive a Roma.
- Questo è il primo anno di vita di Thalia. Qual è stata la spinta che ha motivato Paolo a tirar fuori il suo lato femminile?
Già da tempo volevo farlo, ma una mia amica Drag mi disse che sarebbe stato complicato durante una relazione o se fossi alla ricerca dell’amore, sarebbe stato meglio aspettare. Sembra strano, ma nonostante siamo gay, c’è comunque una ghettizzazione verso il mondo Drag. Gli omosessuali spesso non riescono a distinguere l’arte “drag” dall’ ”out of drag”. Sono in cerca del maschio maschio e la trasformazione a volte li preoccupa. Lo scorso anno mi sono deciso grazie alla prima stagione di Drag Race Italia a cui hanno partecipato persone che conosco, le quali riuscivano a mettere in atto quello che anche io desideravo: questo mi ha spronato. Inoltre, il mio compagno dell’epoca ha accettato di buon grado l’espressione del mio lato femminile. “Se è una cosa che ti rende felice, fallo”, mi disse. Grazie ad alcuni amici che già praticavano l’arte drag, sono riuscito a dar vita alla mia necessità. Da lì l’escalation.
- Thalia Ora è il tuo nome d’arte. Sento una derivazione siciliana…racconta.
Esatto, voglio dire “Guarda ora, beccate sti spicci”. Nella scelta del nome ho seguito il consiglio della mia amica, mentore Drag, ovvero prendere il nome da qualcosa che mi piacesse tantissimo, allora ho messo insieme le mie origini siciliane, il nome delle mie due cantanti preferite e il dialetto siciliano per omaggiare quella terra che reputo stupenda crocevia di culture. Inoltre, ho frequentato il Liceo classico e ho rispolverato la passione per la letteratura, quindi ho pensato alle muse.
- Oggi ti esibisci alla “Muccassassina”, storica serata-disco della Capitale. Come sei arrivato lì?
Pur essendo grande Roma, la città in cui vivo, noi omosessuali ci conosciamo tutti. Il mio coinquilino, infatti, è il PR di “Muccassassina” quindi in varie serate mi truccavo, uscivo come Drag e andavo con lui, anche se non dovevo lavorare. Una sera mi hanno notato e ad Halloween il direttore artistico del locale mi ha visto e mi ha chiesto di partecipare al concorso “Master Queen”. Ero molto intimorito dalla proposta perché fino a quel momento non ero mai salito su un palco ad esibirmi come Drag Queen, ma questa opportunità mi ha spinto ancora di più a dimostrare che ce la potessi fare. E’ andata benissimo: in quell’occasione Thalia è arrivata terza! La sera stessa qualcuno mi ha fermato per offrirmi lavoro in alcune serate estive.
- Hai studiato moda. Ti aiuta? Inoltre, la trasformazione in Thalia richiede molto tempo e dimestichezza. Realizzi da solo trucco, parrucco e abiti?
Sinceramente i miei studi non mi hanno aiutato tantissimo. Il mondo Drag porta la moda all’eccesso. Non si tratta di haute couture, anche se un po’ ce l’ha come riferimento. La Drag fa tutto eccessivamente, ma aver studiato moda mi aiuta ad aver buon gusto nello stile. Semmai è la moda che si sta ispirando al mondo Drag! Per quanto riguarda la preparazione, non sono ancora del tutto autosufficiente, ma mi sto impegnando per diventarlo anche perché alcuni concorsi di bellezza richiedono proprio di prepararsi da sé. Ho iniziato col realizzare alcune parrucche e del make-up me ne occupo io, invece gli abiti me li cuciono. E’ dispendioso realizzare la mise: per uno spettacolo spendo in media 500 euro quindi devo imparare a cucire!
- Facendo forza anche sulla scelta degli abiti, cosa vuole comunicare Thalia e qual è la risposta del pubblico?
Cerco di far uscire la mia personalità. In base a come voglio presentarmi, realizzo il disegno dell’abito e della parrucca; in base ai colori vado a creare il make-up. Sto seguendo il filone di Beauty Queen. Esistono, infatti, varie categoria di drag: Comedy Queen, Dancing Queen, Look Queen. A me piace esibirmi con il lip synch, ovvero mimare con le labbra i testi delle canzoni che studio: trasmetto così le mie emozioni a chi mi guarda, senza fare movimenti eccessivi, tipo spaccate o altre acrobazie. Lavoro molto sulla bellezza degli abiti e sulla purezza dei movimenti per esprimere al meglio il mio stato d’animo. Durante gli spettacoli il pubblico risponde molto bene. Quando ho partecipato a quel concorso di cui ti ho detto, alcuni membri della Giuria mi hanno confessato che generalmente non preferiscono un’esibizione romantica, statica, ma quella sera ho trasmesso loro qualcosa che li ha attratti e catturati, tanto da restare in attesa del prossimo elemento emozionante.
- Qual è il rapporto tra Thalia e Paolo? E’ una convivenza conflittuale?
E’ un rapporto bello! Mi piace scindere le due personalità: Paolo è una cosa, Thalia è un’altra. Quella Drag è un’arte e non voglio sminuirla portandola in contesti non idonei, perciò Thalia è visibile solo durante gli spettacoli! Thalia riesce a far uscire quel lato di Paolo che per anni lui ha sempre cercato di nascondere, infatti cercavo di frenarmi in alcuni movimenti, tentavo di essere più mascolino; Thalia completa il modo di essere di Paolo e allo stesso tempo dà qualcosa in più. Mi spiego: se Paolo cerca di usare dei filtri quando si esprime o è timido alla prima conoscenza, Thalia è spigliata e affettuosa però molto disordinata rispetto a Paolo. Sono gemelli e dentro di me ho un condominio di personalità: Thalia riesce a dar voce a tutti i condomini.
- Cosa consigli a chi avverte di possedere un lato femminile, ma non ha il coraggio di esprimerlo?
Consiglio di seguire il proprio cuore, di non frenarsi perché prima o poi verrà fuori quella parte. E lo dice uno come me che per 10 anni ha tenuto nascosto questo aspetto femminile. Se il ragazzo in questione ha dei timori o non sa come iniziare, basta cercare qualche video sui social che sono pieni di tutorial esplicativi su come trasformarsi. Fidati, ragazzo, quando esce la Drag, ti riempi di gioia: le persone, pur non conoscendoti, vogliono farsi la foto con te, ti fanno tanti complimenti, così ti rallegri la serata e l’animo si rinvigorisce. Se hai paura del giudizio degli altri, ti dico che la vita è una, goditela! Se senti qualcosa, esprimiti; nel rispetto degli altri indubbiamente, ma prima di tutto rispetta te stesso. Quella Drag è un’arte complessa, ma pur sempre un’arte. Così come esistono i cantanti, gli attori, i musicisti, allo stesso modo esistono le Drag Queen. Quando mi esibisco, nonostante abbia strati e strati di trucchi, è come se non avessi maschere, mi sento me stesso. Questo è l’aspetto più bello del lato Drag: essere sè stessi. Quindi, chi sente di doversi esprimersi, deve farlo per liberarsi, così scopri cosa sei, chi sei.
- Quali sono i tuoi prossimi progetti e i tuoi futuri spettacoli?
Mi sto preparando al concorso di febbraio: Beauty Queen, selezione regionale. Se dovessi posizionarmi al primo o al secondo posto, andrò a Bologna. Il 5 febbraio sarò in scena con Petite Noire, una mia amica Drag con cui dovremo intrattenere ospiti internazionali che partecipano ad un gioco molto divertente. Alterneremo gioco e spettacolo. Poi, il 26 febbraio mi esibisco come Beauty Queen.