Agli inizi del 1862 giunse dal neonato Governo centrale al Comune di Diano uno strano ordine: quello di cambiare nome al paese, poiché in Italia c’erano altri centri abitati con lo stesso nome. Il Consiglio Comunale, senza pensarci troppo, ottemperò subito alla richiesta e cambiò il nome di Diano con quello di Teggiano, rifacendosi al nome romano di Tegianum. Errore gravissimo, poiché il nome Diano era in vigore da circa un millennio e si era tanto radicato nella tradizione locale da estendersi a tutto il Vallo solcato dal Tanagro. Veramente i teggianesi non apprezzarono tale cambiamento e durante i decenni seguenti reclamarono più volte la necessità di tornare a Diano. Sta di fatto che essi non accettarono la nuova denominazione e usarono il nome Teggiano soltanto per ragioni anagrafiche ed amministrative. Ancora oggi, ad oltre un secolo e mezzo da quel deprecabile cambiamento, in paese si continua a dire, riferendosi al centro storico: “Vàu a Dianu..!”, “Nta Rianu…”.
Sì, è vero: Teggiano ha un illustre passato appartenente all’età greco-romana. Ma è fuori discussione che l’identità etnica, storica e culturale del paese – con il grande Castello, la Cattedrale, il Seminario, la sede diocesana, le innumerevoli chiese, San Cono, il tracciato viario del centro storico – rimanda ad un aspetto monumentale tipicamente medievale. Ma c’è un altro fattore, non meno importante, e forse preponderante, che fa di Teggiano uno dei piccoli centri culturalmente più notevoli del Mezzogiorno medievale, ed è il fondo pergamenaceo del Seminario, che nel 2009 è stato scelto da un consorzio di università europee a rappresentare l’Italia per la pubblicazione on line di documenti medievali, precisamente sul portale Monasterium.net, sito che si può agevolmente consultare, trovando non solo le riproduzioni fotografiche delle pergamene, ma anche i relativi regesti del sottoscritto.
Per queste, ma anche per altre innumerevoli ragioni, sarebbe il caso, crediamo, di tornare a Diano, cioè alla medievale denominazione del paese. E’ bene tener conto, una volta per tutte, che quando si giunge nell’alta Valle del Tanagro, uno dei luoghi più incantevoli della Campania, si giunge nel Vallo di Diano, cioè in un comprensorio che prende il suo nome dalla medievale città arroccata sul colle. Ora, tornare alla denominazione Diano sarebbe una grande operazione culturale, alla quale comunque si opporrebbero prevedibili ed insormontabili ostacoli burocratici. Ma ciò non ci impedisce di sognare e di gridare scherzosamente: “Ridateci Diano!”
– Arturo Didier –
FONTE: Associazione Nazionale Archivistica Italiana, rivista “Archivi”, anno V- n. 2 (luglio-dicembre 2010), pp. 129-145;
vedi pure: A. DIDIER, “Diano, città antica e nobile”, Teggiano 1997.