Come risulta dalla documentazione archivistica e bibliografica, lo sviluppo storico del Vallo è caratterizzato dalla presenza, nel tessuto sociale, di un notevole ceto intellettuale che conseguiva all’Università di Napoli la laurea in legge o quella in medicina per poter esercitare le libere professioni nel proprio paese.
Dai lasciti testamentari di questa gente eletta risulta, dal medioevo alla fine del Settecento, il possesso di biblioteche, libri di cultura storica, letteraria e scientifica nonché lo stanziamento di fondi per far studiare figli e nipoti.
I dati forniti dal famoso catasto conciario del 1754, ricavati da un grosso manoscritto, vistosamente rilegato in pelle, che si conserva nell’Archivio storico di Teggiano, permettono di conoscere la forte consistenza di studenti in seno alle famiglie nobili di questo paese proprio nel momento di maggiore emancipazione economica e sociale di questa piccola borghesia provinciale. Per fare un esempio, a Diano, un piccolo centro con appena 2228 abitanti, si contavano nientemeno 31 giovani che studiavano o nel Seminario locale o a Napoli.
E’ interessante sapere la provenienza sociale di questi studenti. Ebbene, 14 di essi appartengono alle famiglie nobili (Carrano, D’Alitto, De Honestis, Corrado, Matina); 7 a famiglie di benestanti; 5 sono nipoti di sacerdoti; 2 sono figli di piccoli imprenditori (“industriatori”); e 3 sono rispettivamente figli di un “massaro”, di un “ferraro” e di un carpentiere. Come si vede, sono qui coinvolte tutte le classi sociali, segno evidente di un progresso economico, sociale e culturale che investe anche il Vallo di Diano, comprensorio che è dunque pienamente inserito nel notevole sviluppo storico del Regno di Napoli dopo l’insediamento del re Carlo III di Borbone. La grande depressione economica del Seicento è ormai soltanto un ricordo.
Ovviamente la stessa animazione studentesca si verificava negli altri paesi del Vallo, che avevano più o meno la stessa compagine sociale, capeggiata dalle famiglie nobili, quali, ad esempio, i Gatta e i Bigotti a Sala; i Pantoliano e gli Orilia a Polla; ed ancora i Giliberti a Sant’Arsenio, i Marone a San Giacomo, i Pessolano ad Atena, e via dicendo. Da questi studenti sarebbe uscita la nuova classe dirigente del Vallo, che si trovò ad essere protagonista di un periodo storico epocale, quello del passaggio dal regime feudale dominato dai baroni alla nuova società che subentrò alla fine del Settecento.
In questo secolo la formazione culturale dei giovani del Vallo aveva un passaggio obbligato nel Seminario dianese. Ma pochi di essi erano destinati al sacerdozio; tutti gli altri proseguivano poi gli studi all’Università di Napoli.
-Arturo Didier-