Come vivevano e quali problemi avevano i paesi del Vallo di Diano nei secoli scorsi? Prendiamo ad esempio Sassano, casale di Diano, che in una indagine fiscale disposta dalla Regia Camera di Napoli, datata 25 novembre 1698, risultava popolata di circa 500 abitanti, la maggior parte contadini e pastori, poi alcuni artigiani, “essendoci un cositore, un mastro d’ascia, tre scarpari, due barbieri e un ferraro”. E c’erano diversi professionisti: “un notare, un giudice a contratto, e quattro dottori in legge”; ed anche un medico, ma per i medicinali, purtroppo, bisognava andare a comprarli all’unica “spezieria” del Vallo, sita nella Certosa di Padula.
Pur dipendendo da Diano, il casale aveva la sua autonomia amministrativa, con un Sindaco e tre Eletti. La giustizia era amministrata da un luogotenente nominato dal Duca di Diano. Quest’ultimo esercitava su Sassano una consistente oppressione economica, riscuotendo numerosi proventi da imposte varie che gravavano sulla produzione agricola (orzo, ceci, fave, grani e lino), sulla vendita delle vettovaglie in piazza, sugli animali macellati e persino sui due forni del paese, riscuotendo un chilo di pane per ogni 22 chili cotti in forno. Ma il problema economico principale del paese era l’esazione di contributi dei cittadini per un importo annuale di ben 1400 ducati, somma enorme, che serviva a pagare il tributo fiscale alla Regia Corte e a sostenere tutte le spese correnti, indispensabili per la vita comunitaria, ivi compresi i salari per alcuni dipendenti comunali. Né mancavano contributi per le riparazioni alla chiesa madre di San Giovanni Evangelista.
Il paese aveva attraversato la terribile crisi economica del Seicento ed era stato anche demograficamente dimezzato dalla peste dell’estate del 1656, che imperversò per tutto il Regno di Napoli. Un ruolo direttivo in seno alla società sassanese ricoprivano alcune nobili famiglie, come i Ferro, i Sabini ed i De Benedictis, le quali, pur facendo i loro interessi di classe, agivano in seno ai consigli comunali, favorendo il regolare andamento della vita sociale e il mantenimento delle tradizioni culturali e religiose.
Nella suddetta relazione della Regia Camera sono persino elencati, in due distinti settori, i costumi e le fogge dei cittadini: “Comparono, questi, all’uso del paese, la maggior parte alla rustica, et altri alla civile”. Così era Sassano alla fine del Seicento.
– Arturo Didier –
FONTE: A. DIDIER, Diano, città antica e nobile, Teggiano 1997, pp 143-148