Abbiamo notato tante volte che il culto di San Cono accompagna tutto il cammino storico di Diano (Teggiano) dal Duecento ad oggi. Tale culto si infittiva nei momenti di maggiore difficoltà della vita sociale del nostro paese nei secoli scorsi. E questo si verificò specialmente nel tragico periodo storico della seconda metà del Seicento, quando subentrò una crisi economica che attanagliò non soltanto l’antico centro abitato arroccato sulla collina, ma anche tutto il Mezzogiorno.
I verbali dei Parlamenti di Diano (1652-1698), che sono presenti in un manoscritto dell’Archivio Carrano di Teggiano, attestano appunto tale situazione, nella quale risalta, tra l’altro, il ricorso dei cittadini al loro santo Protettore.
La presenza costante del culto di San Cono in quei terribili anni della seconda metà del Seicento ricorre in tutte le deliberazioni comunali di quel tempo, precisamente all’inizio delle sedute, allorché i cittadini di Diano si riunivano in pubblico Parlamento “a gloria ed onore di Dio Onnipotente, della Beata Vergine Maria, del Beato Cono Protettore ed in fedeltà al Signor Duca di Diano”.
Da un verbale del 7 settembre 1664 si apprende che la Cappella di San Cono appartiene al Comune di Diano, che la gestisce attraverso un procuratore, che in quello stesso anno è il magnifico Marcantonio d’Alitto. I segni di questo antico patrocinio comunale si riconoscono tuttora nella presenza dello stemma di Diano in due posti precisi: sull’altare, in alto, nella Cappella di San Cono e sulla base del piedistallo barocco su cui è poggiata la statua del Santo.
Ma la notizia veramente straordinaria che emerge da questi Parlamenti seicenteschi di Diano è quella della istituzione della Festa della Traslazione, che viene deliberata nella seduta del 9 maggio 1888. In quel giorno si riuniscono nella pubblica piazza, in Parlamento, gli amministratori (il sindaco e quattro Eletti) ed i cittadini di Diano. Il primo cittadino prende la parola e dice: “Si propone alle Signorie vostre come, per buona corrispondenza di tante grazie e miracoli che giornalmente riceviamo dal Glorioso San Cono nostro Protettore, doveriamo solennizzare la Festa della Traslazione del suo Corpo (da Cadossa nei pressi di Montesano, dove anticamente era morto, a Diano) e in quel giorno far solenne processione con portare le reliquie del suo Corpo, e quel giorno solennizzarlo come se fosse giorno di festa”. Il Parlamento approva la proposta del sindaco.
Ora, quali considerazioni si possono fare dalla citazione di queste deliberazioni comunali di Diano della seconda metà del Seicento? Anzitutto risalta qui chiaramente il legame che univa il culto di San Cono al Comune di Diano, il quale gestiva nei secoli scorsi il finanziamento ed il funzionamento della Cappella del Santo situata nella Chiesa di Santa Maria Maggiore. Questo legame oggi non esiste più. Tuttavia, nonostante la scomparsa di questa antica consuetudine, tale culto è sempre fervente, anzi, si può dire senz’altro accresciuto, e la sua diffusione tra i teggianesi emigrati è ormai di carattere planetario.
In secondo luogo, è veramente toccante la constatazione che nello sconvolgimento profondo della vita sociale ed economica di Diano di circa quattro secoli fa, l’unico conforto che esisteva per i pochi cittadini rimasti (da uno dei parlamenti risulta che Diano contava, tra il centro storico e la contrada San Marco, appena 640 abitanti) era la fede in San Cono, protettore della città.
– Arturo Didier –
FONTE: “I Parlamenti di Diano”, manoscritto, in Archivio Carrano di Teggiano.