La storia di Diano (Teggiano) non finisce mai di sorprendere, come capita con questo poco noto assedio del 1431, quando in paese si verifica lo scontro armato tra due forze contrapposte: da una parte quella del piccolo presidio militare locale, appartenente ai conti Sanseverino, dall’altra quella dei soldati capeggiati dal conte di Buccino, vice gerente regio del governo della regina Giovanna II d’Angiò.
Diano aveva allora circa 2700 abitanti, tutti residenti nell’antico centro rinserrato tra mura e torri, una vera e propria fortezza alla quale si accedeva unicamente dalla strada che dal Mulino della Corte giungeva nella contrada della Misericordia.
Riesce facile al conte di Buccino sbaragliare i pochi soldati che presidiano la fortezza, entrare in paese ed imporre i patti della resa. Un documento inserito tra le pergamene dell’Archivio Carrano di Teggiano e da me pubblicato nel 1987, consente di conoscere tutte le condizioni imposte dal conte di Buccino. Per Diano i contraenti del patto sono i nobili Matteo del dominus Tommaso, Nicola de Feo e Tommaso de Gayano, i quali chiedono anzitutto al suddetto conte di far concedere dalla regina, “tanto ad loro quanto ad loro seguaci et soldati li quali allo presente sono dentro Diano” l’indulto generale, ivi compreso il reato di lesa Maestà. A sua volta il conte di Buccino promette, oltre a far concedere l’indulto, le seguenti cose: far restituire ai dianesi i feudi che erano stati confiscati, far confermare alla città di Diano tutti i privilegi e le grazie che le erano state concesse ai primi del ‘400 dal re Ladislao d’Angiò ed eleggere “uno bono gubernatore lo quale non sia infecto de queste partialitati”. Il documento si conclude con la data, 13 maggio 1431.
Va detto che questo assedio di Diano non fu il solo evento che caratterizzò il nostro paese in quel momento storico, poiché, come è noto, per tutto il Quattrocento di Diano fu teatro di congiure, assedi e soprattutto, alla fine del secolo, dello scontro tra il principe Antonello Sanseverino ed i sovrani Ferdinando I, Ferrandino e Federico d’Aragona.
Che Diano fosse una fortezza inespugnabile stanno a dimostrarlo anche gli avanzi della cinta muraria che si snoda nel tratto che dal paese scende alla zona della Misericordia, cinta muraria che per il suo aspetto monumentale andrebbe sottoposta ad un adeguato restauro eseguito ovviamente sotto il controllo della Soprintendenza ai Monumenti, tanto più che con l’andar del tempo, e con le infiltrazioni d’acqua, il riempimento di pietre degli archi della cinta si va sbriciolando a vista d’occhio. E’ vero che Teggiano è non solo, come è stato scritto, una “Città-museo”, ma anche una Città dei musei (il Museo Diocesano, il Museo della Civiltà Contadina, il Museo Lapidario, il Museo delle Erbe, il Museo di San Cono).
Ma è anche vero che non è meno importante rivolgere costantemente l’attenzione alla conformazione monumentale del paese che comprende tra l’altro gli avanzi della suddetta muraglia.
– Arturo Didier –
FONTE: “Diano, città antica e nobile” di Arturo Didier (documenti per la storia di Teggiano), 1997.