Uno degli aspetti più caratterizzanti delle famiglie storiche del Vallo di Diano è il fatto che esse, con le loro professioni e le loro azioni, escono decisamente dal ristretto ambito provinciale e si inseriscono nel grande cotesto nazionale ed universale, come capita con la famiglia Gatta di Sala Consilina, i cui esponenti, tra il Seicento ed il Settecento, enucleano una serie di medici che al tempo stesso raggiungono posizioni di alto livello nella ricerca storica e scientifica.
Il più antico esponente di questa illustre famiglia, il medico Girolamo Gatta, nientemeno si trova coinvolto culturalmente e professionalmente nei due più famosi e tragici eventi del Mezzogiorno alla metà del Seicento: la rivoluzione del 1647 (quella di Masaniello) e la grande peste del 1656, che entrambe mossero da Napoli e si estesero in tutto il Regno, passando anche per il Vallo di Diano. Il terribile morbo causò un dimezzamento della popolazione ed una grave crisi economica che diede origine alla cosiddetta questione meridionale. Girolamo Gatta, non solo come medico prestò il suo aiuto a quelli che soffrivano, ma come studioso osservò il propagarsi della peste e poi scrisse e pubblicò sul fenomeno alcuni trattati, in uno dei quali indicò anche alcuni antidoti da lui sperimentati per la guarigione dalla imperversante malattia.
Qualche decennio dopo nasceva a Sala Costantino Gatta, che non solo, secondo la tradizione di famiglia, fu medico, ma fu soprattutto uno storico che divenne famoso per la sua grande opera “Memorie topografiche-storiche della provincia di Lucania”, che è un classico della storiografia meridionale ed è tuttora consultato dagli studiosi. Va ricordato che la suddetta provincia di Lucania comprendeva allora un vasto territorio che andava dal mare ai monti, cioè da Paestum a Potenza, passando ovviamente per il Vallo di Diano. Nella sua opera il Gatta dapprima descrisse lo stato naturale e civile dell’antica Lucania con le colonie e le prefetture in essa insediate, fermandosi anche ad illustrare le vestigia del passato ancora superstiti, e poi passò alla Lucania moderna riportandone dati di carattere politico, sociale ed economico ed esaurienti notizie sulle principali città, terre e feudi, non tralasciando lo sviluppo del cristianesimo nella regione.
Non meno importante fu Diego Gatta, nato nel 1729, indirizzato alla carriera ecclesiastica dai suoi genitori, che lo inviarono a Napoli, dove conseguì a soli 22 anni la laurea in giurisprudenza. Restato nella capitale del Regno, egli si affermò negli ambienti governativi, al punto che il Tanucci, primo ministro del re Ferdinando IV di Borbone, lo incaricò di compilare e modificare le leggi allora vigenti. Tale stesura durò circa dieci anni e si concluse con la grande opera del Gatta intitolata “I reali dispacci”, pubblicata in diversi volumi a Napoli dal 1773 al 1777. Negli ultimi anni della sua vita, ritiratosi a Sala, egli fu coinvolto negli eventi della rivoluzione del 1799, che divampò anche nel Vallo di Diano. Avendone deplorato alcuni eccessi, il Gatta fu assalito in casa e dovette assistere alla distruzione della sua ricchissima biblioteca, i cui libri furono dati alle fiamme. Fu anche momentaneamente arrestato e, alla fine, per sottrarsi alle susseguenti persecuzioni si rifugiò presso i suoi parenti ad Eboli, dove morì nel 1804.
Venendo ora ad una considerazione finale su questi dati riassuntivi riguardanti i principali esponenti dell’antica famiglia Gatta di Sala Consilina, risulta chiaramente, come si diceva all’inizio, che le vicende delle famiglie storiche del Vallo di Diano vanno al di là del ristretto ambito provinciale e si proiettano su un campo nazionale ed universale.
– Arturo Didier –
FONTE: G. COLITTI, “Uomini illustri di Sala Consilina”, Centro Studi e Ricerche Pietro Laveglia del Vallo di Diano
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