Se nello svolgersi dei secoli sono state costantemente presenti in tutti i centri del nostro territorio le feste patronali che hanno contribuito a mantenere viva e palpitante la tradizione religiosa, lo si deve anche, e forse soprattutto, alla ininterrotta e benemerita serie dei procuratori che hanno facilitato, col tacito consenso dei vescovi e dei parroci, l’attuarsi di tali manifestazioni, alle quali hanno dato il loro appoggio le amministrazioni comunali e gli esponenti della classe nobiliare ed intellettuale locale. Inutile dire che la fitta serie di procuratori delle feste continua ancora oggi, e continuerà per sempre, la sua strategia operativa che comprende, tra l’altro, la capillare e fruttuosa raccolta di offerte dei cittadini per le luminarie, il palco in piazza, la banda musicale, e via dicendo.
Limitando la citazione a Teggiano, è bene mettere in luce l’azione incisiva di un paio di procuratori storici, che lasciarono un scia luminosa del loro operato tra l’Ottocento e il Novecento, quali furono, in ordine di tempo, il dottor Pasquale Carrano e il cavaliere Vincenzo Andriuolo, nel loro ruolo di organizzatori della festa di San Cono. Il dottor Pasquale Carrano acquisì grande notorietà popolare, al punto da essere menzionato in un famoso poemetto dialettale della seconda metà dell’Ottocento, composto dal sanrufese, ma teggianese di adozione, Nicola Marmo. Il poemetto è suddiviso in tre parti, l’ultima delle quali, intitolata “Roppu la festa”, cita il dottor Pasquale Carrano nella sua frenetica attività di procuratore della festa di San Cono, con questi versi:
“Ra lu chiaju ncapu Castieddu,
ron Pascalu, povirieddu,
retta a quistu, retta a quiru,
sempu a l’erta, sempu ngiru;
quantu è longa la jurnata,
s’annittava la surata!”.
Un secolo dopo, nella seconda metà del Novecento, si distinse particolarmente il cavaliere Vincenzo Andriuolo, il quale promosse e realizzò eventi memorabili sul culto di San Cono, come il “Settimo Centenario della Traslazione delle Ossa”,(1961); il “Centenario della canonizzazione del Santo” (1971); il patrocinio ed il finanziamento per la stampa del mio libro su “Santu Conu e lu tirramotu ri lu 80”, poemetto in dialetto teggianese (1981); e il “Primo Centenario dell’Obelisco di San Cono” (1997).
Tra tante altre cose, il cavaliere Andriuolo curava i contatti con i teggianesi fedeli di San Cono emigrati in ogni parte del mondo, invitandoli a tornare al loro paese natio il 3 giugno per partecipare alla festa solenne del santo Patrono. Egli in qualità di procuratore della festa di San Cono riceveva laute offerte dai suddetti emigrati, offerte il cui importo esponeva dettagliatamente in pubblico, affiggendo tabelle lungo il grande cancello di ferro che contorna e protegge la base del monumento a San Cono eretto nel 1887.
In conclusione, va espressa pubblicamente una profonda riconoscenza a questi benemeriti procuratori (in questo momento questo ruolo a Teggiano è svolto dall’infaticabile amico Cono Di Sarli) che hanno assicurato e assicurano, in tutti i centri del Vallo di Diano, il mantenimento della grande tradizione delle feste patronali.
– Arturo Didier –
FONTE: “Mille anni di storia di San Cono” (secoli XI-XXI) , Cronologia a cura di Arturo Didier – Teggiano 2014