Un altro fattore di eccellenza che fa del Vallo di Diano una delle aree culturali più importanti del Mezzogiorno è certamente il possesso di un consistente numero di pergamene, che abbracciano un arco di tempo che si estende dal secolo XII al XIX, e che forniscono notizie di prima mano su tutti gli aspetti della vita comunitaria del nostro comprensorio (storia, economia, ambiente, istituzioni, religiosità, cultura, classi sociali, sviluppo urbanistico, e via di seguito). Ma dove si trovano queste pergamene? Limitandoci a quelle che sono state studiate e pubblicate dal sottoscritto in collane prestigiose, diciamo che 655 sono nell’Archivio Diocesano (provenienti dalla chiesa di Santa Maria Maggiore di Teggiano e dalla chiesa di San Nicola dei Latini di Polla) e 125 nell’Archivio Carrano di Teggiano, 124 nella chiesa di San Michele Arcangelo di Padula e 62 nella chiesa di San Pietro di Sala Consilina. Ma ce ne sono altre, non pubblicate, conservate negli archivi di altre chiese antiche del Vallo. E ci sono anche quelle della Certosa di Padula, che dopo la soppressione del monastero avvenuta nel 1807, nel trasporto verso Napoli si persero per strada ma furono poi miracolosamente messe in salvo e sistemate nella Badia della SS.ma Trinità di Cava dei Tirreni. I regesti delle pergamene padulesi sono stati pubblicati nel 1996 dallo studioso ed editore Carmine Carlone.
Venendo alla tipologia di queste pergamene del Vallo, esse sono contratti matrimoniali, testamenti, disposizioni baronali, lettere papali e vescovili, donazioni, vendite ed acquisti di case e terreni, atti amministrativi di chiese e conventi, capitolazioni di città assediate, deliberazioni di parlamenti locali, concessioni feudali, ordini della Regia Camera alle comunità locali, regolamenti per la riscossione dei contributi fiscali, e via di seguito. Inoltre, questi documenti pergamenacei presentano una serie infinita di personaggi autorevoli esistenti in tutti i centri del Vallo: uomini d’arme e di legge, ecclesiastici, medici, notai, governatori baronali, imprenditori, sindaci, insomma rappresentanti di quel ceto medio che ha svolto, per secoli, un benefico ruolo direttivo nei confronti delle comunità. Né mancano, infine, gli esponenti del popolo minuto, contadini, pastori e artigiani con le loro tradizioni di vita e di lavoro.
In ultima analisi, a che servono queste pergamene? Esse, com’è noto, costituiscono delle fonti per la ricostruzione delle vicende storiche e della vita quotidiana delle popolazioni del Vallo di Diano, dall’età normanna agli inizi dell’Ottocento. Basta consultare gli studi storici sul Vallo apparsi dagli anni Ottanta del Novecento ad oggi per rendersi conto della utilizzazione di tali preziosi documenti.
-Arturo Didier-
FONTE: A. DIDIER, “Regesti delle pergamene di Teggiano” (1197-1805), collana “Fonti per la storia del Mezzogiorno medievale”, n. 18, Carlone Editore, Salerno 2003.