Dal catasto onciario di Diano (Teggiano) del 1752 risulta che in quell’anno la famiglia più ricca del paese era quella del nobile Gerardo de Honestis, dottore in legge, che aveva una rendita annua di ben 58 ducati e 20 grani, derivante dal possesso di terre, case, orti, vigneti e castagneti. Don Gerardo ha tre figli che studiano a Napoli e una figlia che è novizia nel locale Monastero di San Benedetto.
Ma indubbiamente il decoro e la potenza economica di questa famiglia risulterà soprattutto dall’affermazione culturale e dalla carriera giuridica di uno dei suddetti figli di don Gerardo, precisamente don Pasquale Maria de Honestis, che si stabilirà a Napoli, dove nel foro di tale città curerà, tra l’altro, la difesa delle cause del Comune di Diano.
Questo de Honestis è importante perché egli, con il suo carattere e con la sua attività professionale, attesta il passaggio dalla storia locale e regionale alla storia nazionale ed universale. Sta di fatto che il de Honestis, in una sua arringa, data anche alle stampe, si scaglia violentemente contro il potere baronale, definendo i nobili come sfruttatori che affamano il popolo. Il che sta a dimostrare che i tempi erano cambiati. Se il de Honestis avesse pronunciato tale giudizio soltanto cinquant’anni prima, i suddetti nobili l’avrebbero fatto arrestare e gettare nelle carceri della Vicaria, da dove non sarebbe più uscito.
E’ praticamente impossibile stabilire le origini della presenza dei de Honestis a Teggiano, non essendoci una documentazione storica che lo definisca. E’ possibile invece rintracciare le notizie sui discendenti di questa famiglia che fecero seguito al suddetto don Pasquale Maria, fino all’ultimo rampollo di essi che risiede stabilmente a Teggiano, e che è l’avvocato Cono de Honestis, il quale sul portone della sua casa tiene incastonato lo stemma della sua storica famiglia, stemma che è presente anche in altre costruzioni di Teggiano, tra cui la Chiesa di Sant’Andrea.
– Arturo Didier –
FONTE: A. Didier, “Diano, città antica e nobile”, Teggiano 1997, pp, 175- 186