Agli inizi degli anni Ottanta del Novecento si verificò nel Vallo di Diano un fatto straordinario: Pietro Laveglia, un intellettuale di sinistra, autorevole e dinamico, originario di Monte San Giacomo ma da anni residente a Salerno, arrivò tra noi con una sorprendente iniziativa editoriale che avrebbe segnato una svolta nello statico ambiente culturale locale. Si trattava di pubblicare una “Storia del Vallo di Diano”, scritta con criteri rigorosamente scientifici da docenti universitari affiancati da studiosi locali.
Per sensibilizzare la popolazione del posto alla conoscenza della propria storia, egli diede vita subito ad una intensa animazione culturale che portò in breve tempo alla fondazione di Centro Studi e Ricerche del Vallo di Diano ubicato presso la Biblioteca Comunale di Sala Consilina, che divenne un cenacolo di cultura, assiduamente frequentato da studiosi di fama, da giovani ricercatori di un certo livello e da semplici cittadini amanti della storia locale. Nel breve volgere di un biennio uscirono il primo e il secondo volume della storia del Vallo di Diano, intitolati rispettivamente L’eta antica (1981) e Il Medioevo (1982), ai quali poi seguì a breve distanza il terzo volume L’età moderna e contemporanea (1985), distribuito in due tomi. Contemporaneamente Laveglia pubblicò separatamente alcuni profili storici delle città del Vallo di Diano, come La storia di Petina (1981) di Vittorio Bracco, Atena antica (1985) di Elena d’Alto e Storia di Teggiano (1985) di Arturo Didier. La Storia del Vallo di Diano – che, va detto, si può acquistare ancora nelle librerie del Vallo – permise finalmente ai valligiani di identificare tutti gli aspetti (economico, sociale, culturale, feudale, religioso) dello sviluppo storico del loro territorio.
Certamente questo costituì una svolta, un sostituirsi, per così dire, alle istituzioni scolastiche, che da sempre non avevano contemplato nei loro programmi l’insegnamento della storia locale, cioè lo studio della cultura del territorio dove era ubicata la scuola. Evidentemente l’enfasi per la raggiunta unità nazionale e il subentrante e debordante nazionalismo del periodo fascista avevano portato ad escludere dai programmi ministeriali lo studio dei valori storici delle comunità locali, per cui è andato a finire, in tutta Italia beninteso, che il cittadino, pressoché digiuno di storia locale, in un certo modo si è trovato ad essere estraneo all’ambiente fisico e culturale in cui vive. Cosa grave, questa, a cui cercò dichiaratamente di porre rimedio il sangiacomese Pietro Laveglia dando alle stampe la pregevolissima Storia del Vallo di Diano, che è tuttora uno strumento indispensabile per conoscere il nostro passato, come si suol dire le nostre radici. Perciò va tributata una infinita riconoscenza a questo piccolo editore di una grande storia.
– Arturo Didier –
FONTE: Storia del Vallo di Diano, di autori vari, 4 voll., Pietro Laveglia editore, Salerno 1981-1985
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