Prima che si svolgesse il rito religioso, davanti alla porte della chiesa veniva presentato, dai due sposi, il contratto matrimoniale, stipulato da un notaio nei giorni precedenti secondo le norme giuridiche vigenti.
A Diano il 17 novembre 1437 gli sposi Nicola de Notaria e Mariella de Zotta (la donna, non avendo figura giuridica, è rappresentata da Giovanni, suo padre) stabiliscono i patti matrimoniali; la sposa porta in dote danaro (5 once d’oro) e il corredo: una catena di ferro per il focolare, una grattugia, due caldaie e due padelle di diverso formato, un saccone, un materasso (di quelli, viene precisato, “fatti a Diano”), un paio di tende, due coperte, alcune tovaglie, un fazzoletto con ricami in oro e tre camicie da donna; lo sposo assegna alla sposa, come roba, la somma di 1 oncia e 20 tarì (la quarta parte del danaro che lei ha portato in dote) e le dona come morgincap (usanza longobarda, che era il dono dopo la prima notte di nozze) la quarta parte di tutti i suoi beni, secundum ritum gentis Longobardorum et usum et consuetudinem hominum terrae Dyani. Nell’eventualità che il matrimonio venga sciolto per la morte di uno dei coniugi, il detto Nicola o i suoi eredi restituiranno alla detta Mariella o ai suoi eredi la dote, la roba e la quarta.
Come si vede, nei capitoli matrimoniali del Quattrocento, stipulati nel Vallo di Diano, erano salvaguardati i diritti della donna. Risulta, dunque, che il Medioevo non fu quell’epoca di oppressione descritta dagli scrittori romantici nell’Ottocento, ma, al contrario, fu un periodo che pose le basi della civiltà moderna.
– Arturo Didier –
FONTE: A. DIDIER, Regesti delle pergamene di Teggiano (1197-1805), collana “Fonti per la storia del Mezzogiorno medievale”, Carlone Editore, Salerno 2003, pag. 110.
ohoooo….finalmente dopo anni a riempirci i zibedei sulle nostre origini greche o presunte tali…Qualcuno approfondisce e si ricorda di essere in un territorio che faceva parte della LONGOBARDIA MINOR…
Non per niente SALA è un toponimo di chiaro stampo longobardo. .come la testimonianza della chiesa di SAN LEONE che sovrasta l omonimo quartiere (Santu Leo)….la mia infanzia (sigh…)