Se ci lasciamo suggestionare dal caos politico ed economico esistente in questo momento nella società italiana, e si potrebbe dire dappertutto, può sembrare che siamo alla fine di un’epoca storica millenaria, a cui subentra un mondo nuovo, con l’incognita e la paura del domani. Secondo alcuni studiosi, alla tradizionale solidità dei principi su cui era poggiata la società del passato sta subentrando, citiamo testualmente, “una modernità liquida”, che scioglie tutti i punti saldi della tradizione, trascinandoci nel baratro del nulla.
In effetti questo passaggio epocale è iniziato ai primi del Novecento, quando si è avuto la fine dell’arte, della letteratura, della musica e della filosofia nelle forme in cui ci erano state tramandate. Intendiamoci: il mondo continua, sono subentrate altre forme di espressione. Ma è tramontata per sempre quella cultura occidentale che aveva per base il senso della misura, la razionalità, la qualità della vita. Siamo precipitati nel caos politico, economico, sociale e culturale. Abbiamo perduto la bussola, navighiamo a vista.
E siamo caduti nella trappola del populismo. Non per nulla, l’attuale Presidente del Consiglio si autoproclama “avvocato del popolo”. Ma il popolo, quello che lavora e si attiva per il benessere della società, non ha bisogno di avvocati. Ha bensì bisogno che chi ci governa esca dagli slogan, dalle banalità, dalle improvvisazioni, dalle mirabolanti promesse e smetta di fomentare accuse, alimentando lo scontro sociale.
Che fare, in questi frangenti? E’ semplice, aggrapparsi ai punti saldi della società civile, che ci sono, eccome: la scuola, le istituzioni, la magistratura, le Forze dell’ordine, le tantissime strutture associative che perseguono il bene comune.
D’altra parte, intorno a noi, nel Vallo di Diano, non è cambiato niente, qui non attecchisce la suddetta “modernità liquida”, cioè lo scivolamento verso il nulla. A Teggiano l’orologio di Santa Maria continua a suonare ogni quarto d’ora, nelle navate della chiesa si diffonde il canto al Santo patrono (“Cittadini alziamo un canto / alla gloria di San Cono”), ogni cosa è al suo posto: il Castello, il Palazzo Municipale, il Seminario, i Musei, le innumerevoli chiese ricche di opere d’arte medievale e moderna, i belvederi a strapiombo sul Vallo, i numerosi Licei che accolgono centinaia di allievi, e via di seguito.
Infine qui arriva attenuato il frastuono televisivo con il solito, monotono cumulo di sciocchezze, come il reddito di cittadinanza, la chiusura dei porti, l’invasione degli immigrati ed altro. Diciamo basta, basta con le chiacchiere! La storia ha il suo corso e tutto evolverà verso tempi migliori. Un po’ di ottimismo non fa male.
– Arturo Didier –
FONTE: Z. Bauman, “Modernità liquida”, Laterza