Gli storici di professione sono concordi nel ritenere che la storia del Mezzogiorno è stata fatta da una minoranza della classe dirigente, una élite che ha svolto un ruolo direttivo in seno al tessuto sociale. Questo concetto fu impugnato dal grande filosofo e storico Benedetto Croce e applicato nella sua “Storia del Regno di Napoli”, edita nel 1924.
Ma qui citiamo il Croce per un fatto straordinario e sorprendente: nientemeno il più grande filosofo e storico italiano del Novecento, la cui produzione letteraria è sterminata, risulta legato alla storia di Teggiano, l’antica Diano! Proprio così, e vediamo in che modo. Va detto che il Croce inserì nel suo bellissimo libro intitolato “Storie e leggende napoletane”, pubblicato dall’editore Laterza nel 1919, un suo profilo di Isabella del Balzo, moglie del re Federico d’Aragona, in cui si parla del famoso assedio di Diano del dicembre 1497 che fu un fatto memorabile, un vero e proprio evento di politica internazionale, come risulta anche da un fascio di documenti d’archivio reperiti dal mio amico e storico professor Bruno Figliuolo, i quali forniscono una cronaca precisa dello scontro sotto Diano tra due fronti contrapposti: da una parte, c’erano le truppe regie capeggiate dallo stesso re Federico e dal famoso condottiero Consalvo di Cordova, e dall’altra quelle di Antonello Sanseverino, principe di Salerno e signore di Diano.
L’assedio si concluse con la resa di Antonello Sanseverino, resa onorevole perché il re gli concesse di ritirarsi con le sue truppe e raggiungere Senigallia dove risiedeva suo cognato.
Il manoscritto con i patti della resa fu conservato nell’archivio comunale di Diano, che aveva la sua sede nella chiesa madre di Santa Maria Maggiore. Tale manoscritto fu poi pubblicato nel Settecento dallo storico salese Costantino Gatta nel suo libro “Memorie topografico-storiche”.
E’ chiaro che questo avvenimento costituisce il fatto più rilevante della storia di Teggiano poiché il nostro piccolo centro arroccato sul colle ebbe in quel momento una risonanza nazionale, essendo seguito l’assedio con estremo interesse dalle varie corti italiane, dal Papa Alessandro VI, da Ludovico il Moro e dalla Repubblica di Venezia.
Nello scontro restò ucciso Raimondo Cantelmo, figlio del duca di Sora, che si era comportato valorosamente. Il Croce, a questo proposito, riportò i bellissimi versi di un poeta di quel tempo, un poeta di corte, Rogiero de Pacienza, autore di un poema intitolato “Lo Balzino” (perché dedicato alla suddetta regina Isabella del Balzo), nel quale rievocò il suddetto scontro. Ebbene, accennando al detto Raimondo Cantelmo il poeta Rogiero scrisse:
“Quel giorno fu come un Orlando
cum forza cum ingegno e cum vigore;
che certamente un leon sbarrato
sembrava, over un drago scatenato”.
Come si vede, quella di Teggiano, l’antica Diano, è una storia illustre, storia locale che però s’inserisce, si vede, nella grande storia, quella di carattere generale. E per questo il suddetto assedio di Diano andrebbe studiato a scuola, inserendolo come lettura di classe nei programmi scolastici allorché si parla di letteratura epica. Ma questo è un altro discorso.
– Arturo Didier –
FONTE: A. DIDIER, “Storia di Teggiano”, Salerno 2010, pp. 39-40